Ultimo Aggiornamento:
27 aprile 2024
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Gaza e Parigi

Michele Marchi - 26.07.2014

Ad osservare le immagini dei disordini scoppiati nel corso delle manifestazioni pro-Palestina di sabato e domenica scorsa nei pressi della fermata della metropolitana parigina di Barbès e a Sarcelles, cittadina di 60 mila abitanti della periferia nord della capitale, viene da affermare: Gaza e Parigi sono davvero vicine! Senza estremizzare, si può affermare che la Francia è il Paese europeo nel quale l’ennesimo incendiarsi del conflitto israelo-palestinese ha avuto, sino ad oggi, maggiori ricadute di natura politica e sociale.

 

Barbès e Sarcelles tra politica e opinione pubblica


I gravi incidenti dello scorso fine settimana sono innanzitutto stati amplificati dal fatto che le due manifestazioni, degenerate in attacchi alle forze dell’ordine, lanci di bottiglie incendiarie, roghi di bandiere israeliane, sino al tentato attacco alla sinagoga di Sarcelles, non erano state autorizzate dal governo. Mentre nel Paese erano state ammesse circa una sessantina di altre manifestazioni di sostegno alla causa palestinese, nel caso di Barbès si era ritenuta troppo sensibile l’area e nel caso di Sarcelles stiamo parlando della cittadina con la più alta percentuale di ebrei rapportata alla popolazione (una comunità di circa 15 mila ebrei, su 60 mila abitanti) e con la percentuale di giovani di origine maghrebina e sub sahariana più alta di Francia.  leggi tutto

Per una “terza” Repubblica anche alla Farnesina?

Michele Marchi - 22.07.2014

Nelle settimane in cui il ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini è il candidato italiano alla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, può essere interessante riflettere proprio sull’evoluzione del ruolo del titolare della Farnesina nell’Italia della cosiddetta “seconda” e anche nei primi passi di quella che molti oramai definiscono “terza” Repubblica. leggi tutto

Se Parigi si scopre “normale”

Michele Marchi - 10.07.2014

Oramai assuefatti dagli scandali della politica italiana, finiamo per non prestare sufficiente attenzione a ciò che avviene Oltralpe. Il mese di luglio si è aperto con un vero e proprio terremoto politico-giudiziario. Non tanto per l’ennesima inchiesta che coinvolge l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, quanto per le modalità con le quali il nuovo fascicolo è stato aperto e per la tempistica di questo nuovo affaire. leggi tutto

Nel nome del padre

Michele Marchi - 05.07.2014

Marine Le Pen è pronta a compiere il passo conclusivo della sua ascesa politica? È determinata cioè a “sacrificare” il suo “padre politico” sull’altare della conquista del potere? E’ disposta a farlo, anche se carriera politica e vita famigliare si intrecciano sino a costituire un tutt’uno alla “corte” dei Le Pen? Quello che si è vissuto nel mese di giugno all’interno del FN ha i tratti del feuilleton famigliare. Ma in realtà accanto all’affaire di famiglia non si devono trascurare gli elementi politici della rottura, chissà se definitiva, tra il “vecchio” Jean-Marie e la “giovane” Marine. leggi tutto

Caos a destra

Michele Marchi - 24.06.2014

Mentre il PS lancia il grido di allarme per il rischio di una vera e propria scomparsa politica e la gauche nel suo complesso si prepara a presentarsi in ordine sparso alle presidenziali del 2017, la destra repubblicana dell’UMP fatica ad approfittarne. Dopo un biennio caratterizzato dallo scontro tra Jean-François Copé e François Fillon, l’UMP è ad un bivio. Nei prossimi mesi dovrà non solo trovare un nuovo presidente, una linea politico-ideologica (rispetto al centro e al FN) e una certa chiarezza organizzativa (situazione finanziaria e statuto relativo alle primarie), ma dovrà soprattutto stabilire se Nicolas Sarkozy è ancora una risorsa spendibile o, al contrario, il principale ostacolo alla sua maturazione e al ritorno alla guida del Paese. leggi tutto

La Francia del FN: osservato speciale o modello?

Michele Marchi - 31.05.2014

Smaltita la sbornia elettorale, è tempo di mettere un po’ di distacco nel guardare al “fenomeno Front National”. Si dilegua il fumo e il nuovo “terremoto Le Pen” ha lasciato sul terreno altre macerie. Senza voler sottostimare l’importanza e il monito racchiuso nel 25% ottenuto dal FN, l’impressione è che sia ancora troppo presto per parlare di Parigi come “osservato speciale”. E anzi, nonostante il momento di euforia legato al trionfo del renzismo, i “cugini d’oltralpe” ancora possano rappresentare un modello, almeno per il nostro sistema politico-istituzionale.

Tra le numerose interpretazioni del voto francese tre in particolare appaiono stimolanti. leggi tutto

Il Front National tra passato, presente e futuro

Michele Marchi - 24.05.2014

Il voto europeo rappresenta per il FN una grande opportunità, non senza però qualche rischio. Da un lato Marine Le Pen può continuare la sua marcia trionfale apertasi con lo storico 17,9% del I turno presidenziale del 2012 e proseguita con i buoni risultati delle municipali di fine marzo. D’altra parte il voto europeo è storicamente complicato per il FN. Chiedere il voto per eleggere rappresentanti all’interno di istituzioni che si vorrebbero scardinare e sostanzialmente chiudere non è semplice. Più in generale il voto di domenica fornirà indicazioni importanti sull’evoluzione di un partito che è lo specchio nel quale si riflettono aporie e carenze del modello francese. leggi tutto

Juncker, Schulz e la Commissione del futuro: tra teoria e pratica

Michele Marchi - 08.05.2014

Almeno una novità le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo la hanno già riservata. Ben prima che si materializzino i fantasmi di un’ondata euroscettica o di un ulteriore aumento dell’astensionismo, per la prima volta dal 1979, tutti i principali partiti rappresentati a Strasburgo (eccetto le forze euro-scettiche) presentano un capolista che automaticamente si tramuterà, almeno in linea teorica, nel candidato di ciascun gruppo per la guida della Commissione europea. La novità, almeno in teoria, è rilevante. Per cercare però di valutare l’importanza del passaggio è necessario soffermarsi prima sulla “teoria” e poi sulla “pratica”.

Quando i principali partiti politici rappresentati a Strasburgo hanno deciso di presentare un capolista a livello europeo da tramutare poi nel rispettivo candidato per la guida della Commissione avevano due obiettivi congiunturali e uno strutturale. Nel breve periodo: democratizzare maggiormente l’Unione e lottare contro l’astensionismo. Da un punto di vista sistemico la convinzione di una larga maggioranza dei parlamentari era quella della necessità di riequilibrare il gioco delle istituzioni europee. leggi tutto

Un rifondatore al 10 di rue Solférino?

Michele Marchi - 01.05.2014

Il nome di Jean-Christophe Cambadélis può non dire molto all’opinione pubblica italiana. Eppure il suo arrivo alla guida del PS, dopo che il terremoto elettorale di fine marzo ha certificato i due anni di fallimentare presidenza Hollande, getta luce sia sul tentativo di ripartenza dello stesso inquilino dell’Eliseo, sia sullo stato di salute del socialismo transalpino.

Prima di tutto bisogna ricordare il profilo politico-ideologico di Cambadélis. Militante trotzkista e presidente del sindacato universitario UNEF-ID a metà anni ‘80, nel 1986 rompe con l’estrema sinistra e conduce molti giovani militanti all’interno del PS di Jospin. Lo stretto legame con Jospin si conferma negli anni ’90, quando Cambadélis è l’animatore delle Assises de la transformation sociale, laboratorio ideologico della futura gauche plurielle, alla guida del Paese con Jospin Primo ministro nella coabitazione 1997-2002. Il 1997 è però l’anno del primo insuccesso personale, infatti proprio Jospin sceglie Hollande e non Cambadélis per la guida del PS. Quest’ultimo allora si avvicina a Dominique Strauss-Kahn e fonda una strana corrente che unisce jospenisti e rocardiani. leggi tutto

Gli italiani e la politica estera: una fiera delle contraddizioni?

Michele Marchi - 22.04.2014

Incoerenza e fragilità, questi sono i due principali sentimenti che paiono animare l’opinione pubblica italiana se chiamata a riflettere sul ruolo del proprio Paese nello scenario internazionale. Il recente rapporto di ricerca Gli italiani e la politica estera (curato dall’Università di Siena e dall’Istituto Affari Internazionali) è un interessante punto di osservazione dal quale emerge il carattere contraddittorio delle prese di posizione di un’opinione pubblica smarrita e in cerca di una guida. Con tutte le precauzioni del caso e senza rendere il rapporto una specie di “oracolo di Delfi”, a poche settimane dal voto europeo ma soprattutto dall’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Ue, l’analisi aiuta a fare un po’ di chiarezza ed evidenzia ambiti nei quali intervenire dovrebbe essere considerato prioritario.

Cosa è rimasto dell’Italia media potenza regionale, così come percepita nel corso della Guerra fredda e negli anni ad essa immediatamente successivi? Quell’Italia che, nonostante le molte critiche, ha comunque svolto un ruolo rilevante in Europa e nell’area mediterranea? Quanto è avvertito dagli italiani che il nostro Paese, la cosiddetta “Repubblica dei partiti”, in realtà è stata anche (o forse anzitutto) una “Repubblica della Guerra fredda” e, nell’ultimo decennio del ‘900, una “Repubblica di Maastricht”? leggi tutto