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Caos a destra

Michele Marchi - 24.06.2014
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Mentre il PS lancia il grido di allarme per il rischio di una vera e propria scomparsa politica e la gauche nel suo complesso si prepara a presentarsi in ordine sparso alle presidenziali del 2017, la destra repubblicana dell’UMP fatica ad approfittarne. Dopo un biennio caratterizzato dallo scontro tra Jean-François Copé e François Fillon, l’UMP è ad un bivio. Nei prossimi mesi dovrà non solo trovare un nuovo presidente, una linea politico-ideologica (rispetto al centro e al FN) e una certa chiarezza organizzativa (situazione finanziaria e statuto relativo alle primarie), ma dovrà soprattutto stabilire se Nicolas Sarkozy è ancora una risorsa spendibile o, al contrario, il principale ostacolo alla sua maturazione e al ritorno alla guida del Paese.

Tre mesi complicati

L’UMP è passato in meno di tre mesi dall’ottimo risultato delle elezioni municipali a quello mediocre delle elezioni europee, aggravato dal sorpasso operato dal FN, accreditatosi come primo partito di Francia (seppur con un astensionismo vicino al 60%). Ma soprattutto ai primi di giugno è stato travolto dal cosiddetto affaire Bygmalion, dal nome dell’agenzia di comunicazione che avrebbe emesso false fatture intestate all’UMP per aggirare le regole sul finanziamento ai partiti politici. Oltre a provocare le immediate dimissioni del presidente del partito Copé (a lungo considerato l’erede naturale di Sarkozy) in quanto legato ad uno dei principali accusati, Jerome Lavrilleux (eletto ora a Strasburgo, ma già alla guida dell’ultima campagna elettorale presidenziale di Sarkozy), l’affaire ha riaperto il dossier esplosivo del finanziamento dell’ultima campagna elettorale dello stesso Sarkozy. Dopo la bocciatura dei conti da parte del Conseil constitutionnel e la “grande colletta” dei militanti per raccogliere gli oltre 10 milioni di euro non coperti dal finanziamento pubblico, il dubbio torna ad insinuarsi e con esso le sirene del FN, che non a caso attacca l’affarismo e la scarsa trasparenza dell’UMP.

Il triumvirato

Uscito di scena Copé, il partito è retto da un triumvirato composto dai tre ex Primi ministri Alain Juppé, Jean-Pierre Raffarin e François Fillon, i quali si sono innanzitutto accordati affinché Luc Chatel, già membro dell’equipe di Copé come vice-presidente, svolga l’incarico di segretario generale ad interim da qui sino al congresso straordinario di fine novembre. La scelta di Luc Chatel non è stata semplice, ma ben più complicato appare il loro cammino nei prossimi mesi. I tre “saggi” devono infatti sciogliere alcuni nodi all’interno di un contesto in continua evoluzione. Per di più due di loro, Juppé e Fillon, hanno chiare ambizioni presidenziali per il 2017, mentre il terzo, Raffarin, punta alla guida del Senato dopo il voto regionale di fine 2015.

Il primo spinoso dossier è quello economico relativo alle casse del partito. Nelle prossime settimane si dovrà fare chiarezza su questo punto, determinante per le capacità organizzative quanto per l’immagine presso un elettorato sempre più attratto dai richiami dell’antipolitica. Il trio dovrà poi sciogliere due importanti nodi che toccano piano dell’organizzazione e piano politico. Colui che sarà eletto alla guida del partito dai militanti potrà essere candidato alla presidenza della Repubblica nel 2017? In caso di risposta affermativa l’UMP si troverà ad organizzare due consultazioni “primarie” a poco più di un anno di distanza l’una dall’altra, dato che dopo la debacle del 2012 si è stabilito di affidarsi a primarie aperte a tutto il centro-destra per scegliere il candidato all’Eliseo del 2017. Le dimissioni di Copé hanno impresso un’accelerazione agli eventi. Nelle prossime settimane una serie di questioni non potranno più essere eluse.

Le idee, le alleanze e Nicolas Sarkozy

L’UMP è stato lo strumento fondamentale per mezzo del quale Sarkozy ha conquistato l’Eliseo nel 2007. E l’ex Primo ministro Fillon ha ben chiara l’importanza del controllo del partito per fare un passo verso la candidatura del 2017. Lo stesso, è evidente, pensa proprio Sarkozy e non a caso i rumors più accreditati parlano dell’ex presidente pronto a svestire i panni dello statista “en réserve” per rigettarsi nell’agone politico. Peraltro Sarkozy alla guida del partito potrebbe legittimamente porre la questione del non necessario passaggio attraverso la forca caudina delle primarie, difficili da motivare di fronte ad un leader di partito ed ex presidente della Repubblica. Alain Juppé sembra osservare tutto dall’alto, della sua saggezza e dello stato di grazia politico che gli ha regalato la plebiscitaria conferma elettorale alla guida della sua Bordeaux. Juppé inoltre può contare sul miglior profilo politico-ideologico in caso di ballottaggio presidenziale, considerata la sua vicinanza con le principali posizioni del centro, sia si tratti del centro più conservatore dell’UDI, sia di quello più progressista del Modem di Bayrou. La sua scelta potrebbe essere quella di osservare dall’esterno la corsa all’UMP (godendosi i sondaggi che lo collocano al primo posto come potenziale presidente), sostenere l’incompatibilità tra guida del partito e candidatura alle primarie, per poi lanciarsi in una lunga e trionfale marcia verso una candidatura unitaria del centro e della destra.

In un quadro così frammentato le indicazioni principali sono al momento tre. La prima parla di un’opportunità storica: con un presidente ai minimi storici e un PS che ha perso circa 30 punti dal 2012 ad oggi, la destra repubblicana ha un’occasione irripetibile per riprendersi la guida del Paese. La seconda riguarda Nicolas Sarkozy: da vero e indispensabile dominatore della destra post-gollista nel 2007 si è trasformato nel principale ostacolo ad una sua riforma e rinascita dopo la sconfitta del 2012. Il suo ritorno sarà in grado di riportare indietro l’orologio della storia? O la “sindrome” di Giscard finirà per dividere l’UMP ulteriormente e spalancare a Marine Le Pen le porte dell’Eliseo? Infine la terza indicazione è sistemica. In un contesto bipolare e tendenzialmente bipartitico come quello della Francia della V Repubblica è determinante, affinché il sistema non sia a rischio di implosione, che tutti e due i partiti principali godano di una certa salute e si auto legittimino. Sono i due pilastri sul quale si regge l’equilibrio complessivo del sistema. Il coma profondo della gauche alimenta indirettamente la sclerotizzazione della destra post-gollista e finisce per prospettare un pericoloso tripartitismo che più di un imbarazzo potrebbe causare a Parigi e all’Europa.