Ultimo Aggiornamento:
11 maggio 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Argomenti

Caccia al voto a qualunque costo

Paolo Pombeni - 08.05.2024

Qualcuno troverà incredibile che ci si stupisca per una cosa che è avvenuta da quando esistono i sistemi elettorali: la caccia al voto. Ma è l’aggiungere “a qualunque costo” che pone più di qualche problema. Che non si vada troppo per il sottile quando si devono aggregare consensi, passi. Che non ci si ponga nessun problema sembra troppo rischioso se si vuol mantenere in salute un sistema democratico.

Mettere nelle liste leader di partito che si sa benissimo che se venissero eletti non andranno al parlamento europeo fa parte di una caccia al voto del primo tipo. La maggior parte di coloro che votano sa come stanno le cose, specie considerando che per le urne europee la partecipazione è ristretta ad elettori mediamente informati (l’astensionismo è molto alto): non gli interessa mandare a Bruxelles/Strasburgo il loro leader di riferimento, gli interessa dare un sostegno alla sua posizione nel nostro paese (e in alcuni casi crede, o si illude, che un leader forte a Roma possa avere comunque un maggior peso in sede UE).

Ciò non può però significare che dimentichiamo la cattiva lezione viene da questo modo di raccogliere voti. Per contare a Bruxelles è necessario avere una classe dirigente che va lì con le leggi tutto

Le "asticelle" delle europee

Luca Tentoni - 04.05.2024

A un mese dalle elezioni europee, cerchiamo di anticipare quelle linee guida per la lettura dei risultati che potranno tornare utili all'apertura delle urne. I principali partiti sono otto: tre di maggioranza (Fratelli d'Italia, la Lega, Forza Italia) e almeno cinque di opposizione (Pd, M5S, Verdi e sinistra, Stati Uniti d'Europa, Azione). Mentre cinque di questi si sono già presentati alle politiche e alle europee, i verdi e la sinistra si sono uniti dopo; infine, la galassia centrista si è composta e scomposta per poi parzialmente ricomporsi: alle europee del 2019 c'era solo Più Europa, mentre nel 2022 c'erano Più Europa da una parte e il cartello Azione-Italia viva dall'altra. Per il resto, si tratta di liste minori che aspirano a raggiungere la soglia del 4%, ma alle quali servirà una grande campagna di raccolta di consensi per riuscirvi. Gli stessi Verdi-sinistra, Stati Uniti d'Europa e Azione non partono da risultati "blindati" dalle scorse prove elettorali politiche ed europee (come l'8% di FI e Lega, tanto per capirci), quindi c'è il rischio che la rappresentanza italiana all'Europarlamento finisca per essere composta da cinque o sei partiti. I riflettori sono comunque accesi sulle due liste maggiori - FdI e Pd - e sulla Lega (il futuro della leggi tutto

L'astensionismo ha battuto il voto

Francesco Provinciali - 04.05.2024

Ci sarà un motivo per cui oltre il 50% degli elettori non si sono recati ai seggi per le elezioni del Consiglio regionale della Basilicata ma non credo che sia legato alla Regione. Da tempo, da molti anni il trend degli astensionisti è in costante ascesa e non accenna ad invertire la rotta: sul piano pratico ciò significa che solo una parte dei cittadini del Paese avverte la motivazione di esercitare il diritto-dovere di esprimersi. Pertanto i risultati e le percentuali dei partiti votati vanno sempre commisurati al numero dei votanti: se la metà si astiene vuol dire che quei risultati rappresentano una democrazia minoritaria. C’è molta, palpabile sfiducia ma non sembra che le forze politiche ne tengano conto. Non manca il senso civico ai cittadini, manca una proposta politica credibile e rappresentata da candidature convincenti, manca un’idea di società e di Stato, manca la consapevolezza di cosa siano le istituzioni elettive. Lo stiamo notando anche in vista dalle Europee: non so cosa stia accadendo negli altri Paesi dell’U.E. ma lo spettacolo nostrano è indecoroso ed esprime i guai di sempre: con il tramonto delle ideologie si sono perduti per strada anche gli ideali. I partiti si sono lestamente impadroniti della politica e leggi tutto

La politica del super-leader

Paolo Pombeni - 01.05.2024

Se ne discute da più di un secolo: è la questione politica del leader politico nazionale che deve riassumere in sé senso e messaggio di una visione. Si sono sprecate le definizioni: demagogo, capopopolo, lider maximo, capo amato e venerato, il migliore, giusto per ricordarne qualcuna. Da questo punto di vista, poco di nuovo sotto il sole. Neppure l’indicazione sulla scheda elettorale di un candidato preminente può stupire: lo ha fatto Berlusconi e altri ne hanno seguito le orme.

Eppure quel che sta accadendo per le elezioni europee qualche novità la presenta. Infatti fino ad ora l’indicazione del nome del leader di una formazione in modo da certificare un consenso alla sua persona era connessa con la sua candidatura ad occupare il ruolo di guida di quella formazione nel contesto parlamentare e, se possibile, di governo. Ora invece chiedono il voto per sé stesse personalità che si suppone guideranno l’azione delle loro forze politiche di riferimento (per alcune è quasi garantito, per altre è un’aspirazione), ma che lo faranno dall’esterno delle istituzioni per le quali si chiede agli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

Nella sua banalità la questione è presto spiegata: Meloni, Schlein, Calenda, Tajani e qualche altro si candidano non per essere leggi tutto

Quanto pagano le sceneggiate politiche?

Paolo Pombeni - 24.04.2024

In Basilicata è andata più o meno come ci si aspettava: ha vinto con largo margine il candidato governatore del centro- destra e il cosiddetto campo largo ne esce male. Bassa l’affluenza alle urne: appena il 49,8% in calo rispetto alle precedenti elezioni regionali che avevano registrato un 53,5%, ma neppure il punto più basso perché nel 2013 ci si era fermati al 47,6%.

Tutto fa pensare che la partecipazione politica non coinvolga ormai più della metà (talora scarsa) degli aventi diritto. E sì che nelle elezioni regionali dovrebbe mobilitare l’insoddisfazione per i servizi che non si riescono a garantire ai cittadini. Nel caso specifico c’era una denuncia apparentemente ampia sull’inefficienza del servizio sanitario lucano che avrebbe dovuto spingere a negare il consenso a chi aveva governato nella legislatura precedente. Ora, siccome è difficile credere che invece si trattasse di critiche faziose contro una sanità che funziona benissimo, si deve dedurre che ormai gran parte dei cittadini considera certe inefficienze come croniche chiunque sia al potere e pertanto sceglie sulla base di altre considerazioni.

La lezione che si può trarre dalle elezioni lucane è triplice. La prima è che lì ha vinto una formazione di centro-destra, anziché come sembrava affermarsi nel paese di destra-centro. Lo testimonia l’ottimo risultato leggi tutto

La politica non distoglie gli occhi dal proprio ombelico

Paolo Pombeni - 17.04.2024

È quasi un coro unanime: non si capisce come mai la politica italiana di fronte ad una crisi internazionale che si aggrava non riesca a mostrare una seria volontà di farsi carico, sia pure per quel che è possibile, della situazione che incombe su di noi.

Non vogliamo parlare di imprese fantasiose e di missioni impossibili: chi pensa che il nostro Paese sia in grado di gestire delle incisive azioni specifiche tanto sul fronte russo-ucraino quanto su quello della guerra in Medio Oriente sta fantasticando a vuoto. Non abbiamo né la forza militare, né la eccezionale creatività diplomatica che sarebbero necessarie per renderci protagonisti di iniziative con un peso reale.

Il nostro governo fa quel poco che si può fare approfittando della contingenza della presidenza italiana del G7. Meloni cerca di muoversi con attenzione, non si può dire che stia facendo particolari sbagli, ma non ha gli strumenti per fare cose particolari, così come non li hanno avuti alcuni dei suoi predecessori. Oltre tutto le nostre finanze pubbliche non sono messe bene, ed azioni di peso sullo scacchiere internazionale richiedono un sistema in buona salute economica: per la semplice ragione che per i nostri avversari non sarebbe difficile profittare di alcune debolezze leggi tutto

Il voto in Basilicata

Luca Tentoni - 10.04.2024

Il 21 e il 22 aprile si vota per il rinnovo del consiglio regionale e per l'elezione del presidente della Basilicata. Anche in questo caso, come in Abruzzo, non ci sarà il voto disgiunto, quindi non sarà possibile vedere molte differenze fra i dati alle liste e quelli ai candidati presidenti, sebbene ci sia la facoltà per l'elettore di scegliere solo l'aspirante presidente (nel 2019 lo hanno fatto solo seimila persone su trecentomila votanti). La Basilicata è l'unica regione al voto nel 2024 che almeno dal 2018 ha avuto come primo partito il M5s: i pentastellati hanno ottenuto il 20,3% alle scorse regionali, il 29,7% alle europee, il 25% alle politiche. Ciò nonostante, il "campo largo" di centrosinistra non parte favorito nei confronti della coalizione che attualmente governa la regione. Infatti, il "terzo polo" appoggia il presidente Bardi (Forza Italia). La destra allargata ai terzopolisti aveva il 51% alle scorse regionali, ma solo il 42,3% alle europee dello stesso anno, per arrivare al 48,5% delle politiche del 2022. Il centrosinistra "allargato" al M5s (ma senza i terzopolisti) aveva raccolto il 44,9% alle regionali, il 55,3% alle europee e il 46,6% alle politiche. Con soli due punti di svantaggio rispetto alla destra, la partita sarebbe giocabile, ma sommare partiti diversi come il Pd e il M5s è forse leggi tutto

A sinistra la politica gira a vuoto

Paolo Pombeni - 10.04.2024

Mentre il mondo appare sempre più costretto a misurarsi con un espandersi di conflitti che rischiano di portarci prima o poi nel vortice di uno scontro globale, nella nostra piccola Italia la politica resta legata alla competizione modesta di tutti contro tutti, senza che si capisca quale sia la vera materia del contendere.

Come spesso accade, ciò è più evidente fra le forze di opposizione, perché quelle di maggioranza, che pure non è che vadano proprio d’amore e d’accordo, sono tenute insieme dai vantaggi che hanno a stare al governo. La presunta esplosione del cosiddetto “campo largo”, in realtà il rapporto fra PD e M5S, tiene attualmente banco, ma, ci si consenta di dirlo, è solo un modo per sfruttare il marketing elettorale in vista dell’appuntamento delle elezioni europee.

Immaginiamo che qualche lettore si stupirà di questa analisi, considerando che la rottura si è avuta a proposito delle elezioni comunali a Bari e di quelle regionali in Piemonte, dunque in due competizioni amministrative. L’obiettivo di Conte però non è quello di rompere una alleanza, ma di sfruttare il solito argomento populista (noi con i corrotti, mai!) nel tentativo duplice di portar via un po’ di voti al PD e magari di richiamare a casa un leggi tutto

L’attesa sfiancante delle urne europee

Paolo Pombeni - 03.04.2024

Non c’è verso: la politica non si libera dall’ossessione per i risultati delle elezioni europee. Le amministrative che in buon numero le vengono affiancate non sono oggetto di considerazione particolare, a meno che non arrivino con qualche anticipo sul fatidico 9 giugno, come è nel caso delle regionali in Basilicata (ma anche in questo caso l’attenzione si è già molto smorzata).

Problemi da affrontare ce ne sarebbero: la gestione del PNRR non è che marci proprio splendidamente, dovendo scontare la debolezza dei nostri apparati burocratici, ma nessuno sembra intenzionato a varare un serio programma per la riforma della pubblica amministrazione. Il tema della finanza pubblica meriterebbe qualche attenzione, perché se è vero che qualche progresso si è fatto nella lotta all’evasione, siamo ben lontani dall’essercene fatti davvero carico.

Si va avanti col piccolo cabotaggio che punta solo a piantare bandierine. Al governo si perde tempo a varare proclami sulla presenza di ragazzi immigrati nelle nostre scuole, discettando stupidamente sulla opportunità o meno di un giorno di fermo alle lezioni per la chiusura del Ramadan (in un sistema scolastico che appena può chiude per qualunque “ponte”) o sulle percentuali accettabili di presenza di alunni non  italiani in una classe (mentre non ci sono programmi per integrare davvero leggi tutto

Una politica sempre più nervosa

Paolo Pombeni - 27.03.2024

Mentre il mondo pencola pericolosamente sull’orlo di un burrone, la politica di casa nostra si attorciglia sulle sue debolezze. Lo spettacolo a cui assistiamo non è dei più edificanti, ma, probabilmente, è lo specchio delle incertezze in cui si dibatte questa fase storica.

Ormai si dà per scontato che le elezioni europee, ma anche le concomitanti elezioni amministrative, saranno decisive per capire se il nostro sistema politico si stabilizzerà o meno e in che modi. Quella che fino a non molto tempo fa appariva come l’occasione per una sorta di sondaggio certificato sullo stato di salute dei vari partiti, senza che i suoi esiti potessero spostare molto, è possibile e probabile che sia il tornante per verificare la tenuta o meno dei molti sconvolgimenti che abbiamo vissuto nell’ultimo trentennio.

I partiti maggiori sottovalutano il ruolo che il nostro Paese dovrà giocare in Europa, basta dare un’occhiata alle diatribe sulla formazione delle liste. Tutto viene organizzato sulla base di un meccanismo acchiappa voti senza porsi il problema della delegazione da inviare al parlamento europeo: una sede in cui, se si vuole pesare almeno un poco, bisogna avere non generici “testimoni” di una presunta società civile, ma persone capaci di inserirsi in un contesto molto difficile, leggi tutto