Ultimo Aggiornamento:
15 maggio 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

Argomenti

Un perverso gioco del cerino

Paolo Pombeni - 18.05.2022

Le forze politiche sembrano per lo più impegnate in un perverso gioco del cerino: se lo passano rapidamente di mano in mano nella speranza che a scottarsi, magari seriamente, sia il vicino. In questo caso dietro la metafora del cerino sta la permanenza del governo Draghi, che a parole nessuno, Meloni a parte (ma anche lei più per dire che per fare), intende far cadere, mentre molti lavorano a minarne la tenuta.

Poi sarà magari vero che per ora si accontentano di azzopparlo, perché nessuno vorrebbe veramente correre subito alle urne coi tempi che corrono, ma è piuttosto difficile immaginare che si possa andare avanti in queste condizioni senza che prima o poi scatti il corto circuito. Draghi comincia ad essere messo sotto accusa da una parte di commentatori che lo vedono troppo disponibile a retrocedere sulle riforme (e non parliamo dei non pochi membri dei gruppi dirigenti che non lo amano per via di passati diverbi o anche un po’ per l’invidia di non essere al suo posto). Non parliamo di Salvini e Conte che non perdono occasione per proporre alternative alle politiche del governo e per reclamare come loro grandi vittorie qualsiasi modesto aggiustamento delle riforme in itinere. leggi tutto

Draghi come Monti?

Luca Tentoni - 14.05.2022

Nonostante la guerra, le tensioni inflazionistiche e il rallentamento della crescita economica, talune forze politiche non rinunciano a cercare di indebolire l'Esecutivo. Alcune (la Lega, per esempio, ma in parte il M5s) lo fanno per riguadagnare il consenso elettorale perduto negli ultimi anni: per restare al periodo successivo all'insediamento di Draghi, i sondaggi ci dicono che il partito di Salvini avrebbe perso tre milioni di voti e quello di Conte un milione. Altre (il M5s) non hanno mai digerito il cambio a Palazzo Chigi (con l'arrivo dell'"usurpatore" Draghi al posto dell'"avvocato del popolo" Conte, il quale a suo tempo ha fatto - inutilmente - di tutto per salvare il governo giallorosa, persino imbarcare un gruppetto parlamentare raccogliticcio) e dipingono il presidente del Consiglio nel peggiore dei modi. A questo si aggiunge la campagna mediatica russa o filorussa (stretta parente di quella no-euro prima e no-vax poi) tendente ad indebolire l'Italia e la solidarietà europea, spingendo i nostri connazionali a preferire progressivamente "il condizionatore alla pace". In più, le elezioni amministrative sono alle porte e anche le politiche del 2023 sono ormai in vista. In un governo di solidarietà nazionale le forze politiche sono chiamate a smussare conflitti e ad ammainare le proprie "bandierine", leggi tutto

Una nuova questione europea

Paolo Pombeni - 11.05.2022

Lo si è già detto, ma ogni giorno che passa diventa più chiaro che si sta avviando una nuova stagione per l’Unione Europea. Il discorso a Strasburgo di Draghi prima e di Macron poi ha messo sul tavolo una vecchia questione che è divenuta drammatica dopo la nuova politica avventurista della Russia di Putin, politica che è diretta in primo luogo contro l’Europa.

Storicamente i grandi imperi non hanno mai visto bene il sorgere di una potenza europea fuori del loro controllo e con possibilità di diventare un possibile concorrente. La Gran Bretagna e la Russia si opposero a Napoleone, poi fu la volta del blocco alle mire egemoniche del rinato Reich tedesco (secondo e terzo), e infine quella degli accordi di Yalta che dividevano il nostro continente in due: metà sotto egemonia atlantica (anglo-americana nella progettazione, ma ben presto privata della componente “anglo”), metà sottoposta al vassallaggio sovietico. Naturalmente non si tratta di begli esempi di tentativi di unificazione europea, ma li ricordiamo come dinamiche politiche e non certo come esempi di virtuosa volontà di progresso.

Le eredità storiche hanno persistenze lunghe, come si può plasticamente vedere oggi dai russi che non disdegnano di tirar fuori le vecchie bandiere rosse con falce leggi tutto

Breve recensione del libro “LA CAPPA. Per una critica del presente” di Marcello Veneziani – Marsilio Editori

Francesco Provinciali * - 07.05.2022

Marcello Veneziani parte dalla percezione di uno stato di disagio esistenziale che pervade il presente, in cui tutta la nostra vita sembra risolversi al punto di perdere la storia e la memoria del passato e – come soffocati dalla proliferazione smisurata di sovrastrutture che ci contengono, ci guidano, ci vietano, ci impongono – la pur minima parvenza di un futuro immaginabile. Siamo vittime di un presentismo asfissiante che ci riempie di regole e ci priva della fondamentale libertà del pensiero critico: viviamo in una sorta di limbo dell’indeterminato e del possibile, dove reale e virtuale si sovrappongono, si mescolano fino a confondersi, stiamo perdendo il rassicurante legame con la nostra stessa identità che diventa mutevole e transeunte, cangiante per un semplice atto di volontà o un capriccio. È questo l’incipit tematico de ‘La Cappa’, un libro che vuole scrostare la nostra condizione esistenziale da tutti gli artifizi che la costringono sotto un involucro di cui avvertiamo la presenza, subiamo il disagio che ne deriva, come se una sorta di occulta violenza simbolica indirizzasse la nostra vita verso un ignoto ingovernabile con le sole nostre forze. La Cappa è dunque questa entità sovraordinata ma anche interiorizzata nella nostra -fino a ieri- inscalfibile dimensione ontologica interiore: leggi tutto

In crisi sulla politica estera?

Paolo Pombeni - 04.05.2022

Fra le tante ipotesi che in passato si sono fatte su ciò che avrebbe potuto portare alla crisi dell’edificio governativo costruito con pazienza da Mattarella per metterlo in mano a Draghi, pochi, forse addirittura nessuno aveva previsto potesse esserci la politica estera. Raramente infatti nel nostro paese è stato un argomento chiave del confronto politico.

Ma come, diranno i nostri lettori più avvertiti, con tutte le discussioni che si sono fatte a partire dal 1948 in avanti sulla nostra collocazione internazionale, sul confronto Est-Ovest, sulla guerra fredda prima e poi sulla presunta “fine della storia” che si sarebbe determinata con la caduta dell’URSS. E perché non ricordare qualche impennata sulle scelte giallo-verdi circa la via della Seta e roba del genere.

Quelli però non erano confronti sulla politica internazionale, erano sceneggiate ideologiche, roba che mischiava, anche in maniera spesso confusa, difesa della democrazia occidentale, scelta del progresso più o meno proletario, sogni di neutralismo da terza via e materiale simile. Tutta roba che è tornata sulla scena per la delizia dei talk show, consapevoli che la nostalgia per le scelte della giovinezza è un sentimento duro a morire e che di conseguenza fa audience. Del resto si ricorderà che Berlusconi raccolse una bella quota leggi tutto

La rielezione di Macron: una analisi a freddo

Michele Marchi - 30.04.2022

Come ricorda un’espressione francese, sarebbe forse il caso di “prendre du recul” nell’osservare e giudicare la rielezione di Emmanuel Macron. Occorre guardarla con maggiore distacco, compararla e non limitarsi al bicchiere mezzo vuoto o perlomeno gettare un’occhiata anche a quello mezzo pieno.

Astensione record (sopra il 28%), appena tre punti sotto il picco più alto, nell’inclassificabile ballottaggio del 1969. Si trattava di elezioni a due mesi dalle clamorose dimissioni di de Gaulle, con i comunisti giunti terzi al primo turno, il loro leader che si esprimeva per l’astensionismo e un ballottaggio scontato nell’esito tra Pompidou e il centrista Barre.

Voti alle estreme ancora in crescita e che se sommati al primo turno superano il 55%. E infine la percezione, ricordata da Macron in apertura al breve discorso post-elettorale, che una parte importante del voto al presidente uscente al ballottaggio sia giunto per bloccare l’avanzata di Le Pen e dunque non debba essere considerato un voto di adesione al suo progetto o di sostegno alla sua leadership (e i due milioni abbondanti di voti persi tra il ballottaggio del 4 aprile 2002 e quello di cinque anni fa lo confermano).

Detto ciò sarebbe scorretto non ricordare anche gli elementi positivi per Macron presenti nella rielezione. In termini di voti ottenuti al ballottaggio (18,7 milioni), leggi tutto

La sinistra fra riformismo e radicalismo

Paolo Pombeni - 27.04.2022

Come in tutte le fasi di svolta storica, per il versante che occupa la sinistra dello spettro politico si pone il problema di scegliere fra riformismo e radicalismo massimalista (spesso utopista). Ci riferiamo alla tradizionale bipartizione dell’arco della rappresentanza politica fra un lato destro dove prevalgono le pulsioni alla conservazione e magari alla reazione contro l’evolvere dei tempi e un arco sinistro in cui invece si raccolgono coloro che considerano il cambiamento storico come una occasione per creare “progresso”. Detta così può sembrare schematica, e naturalmente in parte lo è, ma a dispetto di tutte le retoriche sul tramonto della distinzione fra destra e sinistra, quella divisione nelle grandi linee rimane, anche se è sempre meno vero che le forze tradizionali che presumono di detenere l’esclusiva per marcare questa bipartizione abbiano ancora titolo a farlo.

Se si osserva il campo politico attuale si vedono due tendenze opposte. Da un lato c’è una ricerca quasi disperata a tenere vivo quel bipolarismo, obbligando le forze presenti a schierarsi da una parte o dall’altra, ma con l’inevitabile problema di stabilire quale delle molte componenti che le compongono possa intestarsi il diritto a condizionare le altre dietro di sé. Sul versante opposto c’è una certa pulsione leggi tutto

La guerra delle materie prime e lo scudo ucraino

Francesco Provinciali * - 23.04.2022

Quello che l’economista Giuseppe Sabella ha consegnato all’editore Rubbettino (che lo sta diffondendo con grande successo a 1,99 euro e proventi per l’Ucraina) è qualcosa di più di un saggio breve, un paper come si dice in gergo: è un’originale ed approfondita analisi delle motivazioni prodromiche che hanno scatenato l’aggressione militare della Russia all’Ucraina e delle varie concause che l’hanno determinata e sostenuta. Abituati agli estenuanti e spesso stucchevoli dibattiti televisivi dove i tuttologi esprimono congetture, interpretazioni, punti di vista, opinioni sovente non suffragate da analisi competenti, forse più preoccupati di prendere posizione o di esporre suggestioni quasi mai aderenti alla realtà, si resta sorpresi nel leggere questa trentina di pagine dove Sabella espone in modo chiaro alcune riflessioni più che plausibili.

Egli scrosta le apparenze e le suggestioni che coprono la realtà (come una sorta di “cappa” direbbe Veneziani) e riporta ogni approfondimento sul piano dell’approccio geopolitico ma soprattutto geoeconomico: è da tempo convinto assertore della matrice e della genesi economica, tecnica e scientifica di ciò che sta accadendo a livello planetario. Allievo di un grande filosofo della Scienza, il compianto Prof. Giulio Giorello (ho avuto l’onore di conoscere e intervistare entrambi e di coltivare una consonanza di interessi culturali con l’amico Giuseppe, leggi tutto

Così parlò Mario Draghi

Paolo Pombeni - 20.04.2022

L’intervista di Pasqua data in esclusiva al “Corriere della Sera” non è passata come un normale episodio nella comunicazione di un premier. Prima di tutto perché Draghi in un anno e più di governo di interviste non ne aveva finora concesse, preferendo le conferenze stampa, che indubbiamente sono più rispettose del rapporto con tutto il sistema della comunicazione. In secondo luogo perché è uscita in un giorno simbolico, cosa che non può essere considerata casuale, alla vigilia di passaggi difficili: c’è la guerra in Ucraina in peggioramento, ci saranno a fine settimana le presidenziali francesi (un appuntamento importante), si apre un momento di confronto parlamentare non proprio idilliaco su questioni chiave per il successo del PNRR (riforma della giustizia e del fisco).

Su questo sfondo il premier ha ritenuto importante far conoscere la sua posizione, tenendo in mano il bandolo della matassa come è possibile in un’intervista senza doversi concedere alle inevitabili provocazioni, benevole o malevole, come accade nelle conferenze stampa.

Pur parlando di molti argomenti, il focus era costituito, a nostro avviso, da una questione di fondo: è necessario che il governo duri fino alla naturale conclusione della legislatura, ma i partiti stiano tranquilli perché il premier non intende sfruttare i successi che leggi tutto

Genitori e figli minori: la cassazione smonta la sindrome da alienazione parentale

Francesco Provinciali * - 16.04.2022

A ben vedere, negli effetti della causa de quo su cui si è pronunciata e nella gestione dei futuri casi di minori contesi da genitori conflittuali, che si risolvono inizialmente di norma con una serie di regolamentazioni e limitazioni che vanno dal provvedimento attenuativo a quello ablativo della responsabilità genitoriale con affido esclusivo ad uno dei due, si può a ragione affermare che la Cassazione ha sancito in via definitiva un principio che farà giurisprudenza.

La cornice delle dinamiche affettive e relazionali è – come detto- quella caratterizzata da un alto tasso di conflittualità genitoriale che si riverbera nell’affido non congiunto del figlio conteso, assai spesso stritolato nella morsa del dissidio tra padre e madre di cui subisce gravi danni sul piano emotivo, psicologico e di qualità della vita, delle decisioni e delle scelte che lo riguardano negli aspetti anche quotidiani (con chi stare, se e quando incontrare il genitore non affidatario, il mantenimento economico, l’istruzione, l’alimentazione, le cure sanitarie, gli stili di vita, le frequentazioni extra-parentali e amicali, le vacanze ecc.).

La fattispecie che ha originato la decisione della Suprema Corte (che si pronunzia com’è noto sul piano della legittimità e non sul merito) riguarda il ricorso di una madre allontanata dalla leggi tutto