Ultimo Aggiornamento:
11 maggio 2024
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Argomenti

La coscienza come conquista e valore dei comportamenti umani

Francesco Provinciali * - 13.05.2023

Tra i suoni gutturali degli antenati degli ominidi e le applicazioni di intelligenza artificiale dello ChatGPT (in attesa degli sviluppi che vivremo sulla via del Metaverso), corrono tra i 5 e 7 milioni di anni. L’homo sapiens compare sulla scena del mondo circa 300 mila anni fa, quello di Neanderthal 100 mila dopoun abisso protostorico immenso se comparato alla riconversione digitale, ai robot e alle interconnessioni tra reale e virtuale nei comportamenti umani.

Ripensavo a questo distanziamento siderale che ci separa dalle origini della vita umana sul pianeta leggendo il libro “I buchi bianchi- Dentro l’orizzonte” di Carlo Rovelli, proiettato nell’esplorazione dell’immensità dello Spazio per spiegare come le stelle bruciando generano i buchi neri sprofondando nel proprio orizzonte ma vivendo ancora miliardi di anni e i buchi bianchi ne sono la speculare rappresentazione ribaltando l’immaginario punto di osservazione e confermando le equazioni di Einstein, da un punto di vista opposto. Un agile volumetto che merita un’adeguata recensione.

Nello stesso tempo stavo sfogliavo sulla rivista Antiquity i risultati di una ricerca dell’Università di Edimburgo sull’uso e l’evoluzione strumentale della clava nell’Età della Pietra.

L’uomo osserva la storia partendo dal proprio presente ma può utilizzare opportunamente l’universo di conoscenze di cui dispone. Così come noi leggi tutto

Potremo avere una riforma costituzionale senza bandierine?

Paolo Pombeni - 10.05.2023

Le riforme costituzionali sono una cosa seria e non possono essere ridotte ad una questione di bandierine da piantare per compiacere agli ego(ismi) politici e individuali delle molte parti in causa. Se ne parla quasi dal giorno dopo il varo della nostra Carta, ma non si è mai concluso nulla proprio per quella ragione. Commissioni parlamentari o comitati più o meno pletorici di esperti il quadro era sempre quello: le bicamerali non hanno concluso nulla così come la commissione (pletorica) di tecnici e intellettuali messa in piedi con la congiunta regia del presidente Napolitano e dell’allora ministro Quagliariello.

Ciò che ora manca è una considerazione seria della situazione in cui ci muoviamo e una linea politica chiara a cui ispirarsi. Poi le soluzioni tecniche si trovano. Ci permettiamo il lusso, data l’irrilevanza di chi scrive, di segnalare alcuni nodi di fondo che ridimensionerebbero il dibattito che si sta malamente impostando.

Il primo punto è la questione del ruolo del Presidente della Repubblica. Tutti riconoscono che è importante avere un equilibratore del confronto, talora scontro, politico che è l’anima della democrazia. Per questo fine occorre una figura che si accredita come super partes e che è legittimata in quel ruolo. La scelta di questa figura attraverso una leggi tutto

I monsignori di Voltaire

Francesco Provinciali * - 06.05.2023

Dopo la fine del partito unico dei cattolici è finita anche la loro presenza politica o rimane qualcosa di quei principi, di quei programmi, di quei valori che avevano ispirato tanta parte della storia recente di questo Paese?

E dopo il tramonto del collateralismo con le associazioni, con i cenacoli culturali, con il mondo del volontariato, con lo stesso sindacato, dove può trovare spazio e collocazione – se mai esiste ancora – una dottrina sociale ispirata ai principi della giustizia e della carità, dell’equità e dell’etica dei comportamenti? Non disponiamo oggi di un Codice di Camaldoli in versione 2.0, mancano menti illuminate, penne raffinate e visioni lungimiranti.

Ma non per questo si deve giocare al ribasso.

Dal cattolicesimo popolare possono emergere idee e luci per rischiarare i troppi coni d’ombra del presente.  A guardarsi in giro è difficoltoso distinguere, anche stropicciandosi gli occhi: retaggi, rimpianti, ricordi danno sostanza ad uno sparigliamento che assomiglia più al limbo dell’indeterminato di quanto non rendano l’idea di una compattezza nobilitata da connotazioni qualificanti.

E serve ancora a questa Italia del terzo millennio che i cattolici si rimbocchino le maniche e si diano da fare per partecipare con fattivo e concreto contributo a definire e magari guidare ancora un modello leggi tutto

I problemi oltre la propaganda

Paolo Pombeni - 03.05.2023

Il primo maggio è stata una ulteriore occasione per polemiche di maniera: c’era da aspettarselo, ma non è un bel vedere. Giorgia Meloni ha convocato un Consiglio dei ministri in quella data per mostrare che i politici lavorano e si occupano dei lavoratori. Le opposizioni hanno invocato l’offesa alla data sacra e la premier si è impelagata nello scontro di battute su chi lavora il giorno della festa a dispetto di tutte le sacralizzazioni. Sceneggiate che distraggono dai contenuti di quanto sta succedendo.

Punto primo: il governo di destra-centro vuol dimostrare che è intenzionato ad occuparsi dell’emergenza lavoro. Non è strano, visto che una parte non piccola dei suoi elettori provengono dai ceti operai e impiegatizi a basso reddito, ma non combacia con l’immagine di una destra che è contro la classe operaia, per cui la sinistra si butta a dire che è tutta propaganda perché in realtà le misure del governo allargano la sfera della precarietà.

Punto secondo: il governo convoca i sindacati la sera prima di varare i provvedimenti e questo viene presentato come un atto di arroganza perché alle rappresentanze del mondo del lavoro ci si limita a comunicare qualcosa di già deciso.

Punto terzo: una analisi un po’ ravvicinata della “filosofia” degli interventi leggi tutto

I macigni del nostro tempo che rotolano disgregandosi

Francesco Provinciali * - 29.04.2023

Ai piedi del gigantesco costrutto pluri-ideologico eretto fino alla fine del 900 siede un’umanità stanca e confusa: la globalizzazione ha come avvolto in un limbo polveroso i frantumi dei colossali macigni culturali che lottando tra loro rotolano a valle disgregandosi. A tre anni dalla sua scomparsa possiamo spiegare il presente utilizzando la potente metafora del filosofo Emanuele Severino: cristianesimo, islam, capitalismo, comunismo, democrazia sono i massi giganteschi in perenne conflitto, attirati a scontrarsi come in un cumulo di macerie dalla forza di gravità che ne annulla la forza reciprocamente dirompente. Un gioco di ruolo e di compresenze– si badi bene – deprivato da tassonomie etiche.

Il dominio della tecnica sulla filosofia è in grado di dissolvere tutte le ideologiesecondo Severino la tecnica “è un gigante capace di toccare il cielo con un dito”, mentre i suoi cascami penetrano la dimensione antropologica fino al suo midollo ontologico, l’essere si confonde con l’esistere, l’attendismo del rimando e il nichilismo di una condizione esistenziale svuotata da motivazioni forti ci rendono angosciati e insoddisfatti, sotto il peso di pericoli incombenti, fino al nulla estremo di un indefinibile ‘cupio dissolvi’.

L’attimo è la nuova dimensione temporale prevalente: in un attimo premendo un pulsante si può polverizzare il pianeta con leggi tutto

Se si inizia a parlare di cose serie

Paolo Pombeni - 26.04.2023

Qualche segnale di attenzioni che si rivolgono a questioni importanti si coglie. Bisogna un po’ aguzzare la vista, perché è tutto uno sventolare di bandierine a cui non vogliono rinunciare gli sbandieratori che si sono più che professionalizzati nel ruolo, ma è un prezzo che si paga a tradizioni di faziosità che sono dure a morire.

Quattro mi sembrano i temi che stanno emergendo e tutti riguardano dei veri problemi del diritto di cittadinanza: l’incremento dei salari, gli asili nido, la casa e la sanità. La maggioranza tende a far mostra di essere la sola che si applica ai problemi, l’opposizione, ovvero il PD e quel che resta del Terzo Polo, perché M5S è in dissoluzione mentale, punta a dire che la maggioranza fa solo finzioni e sbaglia tutto. È il teatrino della politica, ma quel che conta è che i temi arrivino finalmente sul tappeto.

L’incremento dei redditi è centrale, perché le retribuzioni sia ai livelli iniziali delle carriere sia per un’ampia fascia di occupati non sono più in grado di consentire livelli di vita adeguati. Intervenire è molto complicato per una situazione contorta in cui versa il mercato del lavoro che sconta la difficoltà per le imprese di remunerare meglio (senza negare che ci sono leggi tutto

PNRR: fuffa, inerzia, sprechi e burocrazia digitale

Francesco Provinciali * - 22.04.2023

La differenza tra la teoria e la pratica è il peccato originale nella gestione politica della cosa pubblica in Italia, l’eccesso di annuncio il refrain che l’accompagna. Siamo satolli di parole e prodighi di effetti speciali nell’inventare sigle, formule, titoli e copertine: “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, in acronimo PNRR: il Next Generation Eu è il tentativo comunitario di realizzare le premesse di un progetto condiviso, di riprendere in mano il sogno dei Padri fondatori di una patria comune che stemperi le disuguaglianze,  resta da chiedersi perché ciò che ci compete e viene chiesto svanisce nel tempo tra lungaggini e rinvii, incertezze e indecisioni. Si è parlato a lungo di un’occasione storica per il vecchio continente, avvalorata dalla necessità di fronteggiare i disegni totalitari tesi a configurare un nuovo ordine mondiale, di compattare le nostre economie, di stemperare le minacce belliche planetarie e le politiche commerciali espansive dei Paesi dell’Est.

Abbiamo un know how di civiltà, cultura e sapienza da spendere ma tutto resta intrappolato nei meccanismi arrugginiti dei nostri mali antichi: l’inerzia, lo spreco, la burocrazia oggi ammantata dalle lusinghe della transizione digitale che la rendono sempre più farraginosa e complicata.

Tra l’enfatizzata convocazione degli Stati generali a Villa Pamphili del leggi tutto

L’enigma del centro

Paolo Pombeni - 19.04.2023

È più o meno dall’inizio della storia della nostra repubblica che discutiamo della questione del centro in politica. In origine fu la Democrazia Cristiana ad intestarsi questa definizione per il riferimento al fatto che il partito dei cattolici non intendeva schierarsi né con il liberalismo né con il socialismo marxista, entrambe ideologie condannate dalla Chiesa fra Otto e Novecento. E fin dall’inizio ci fu un’aspra contesa nella DC se a seguito di questo si dovesse però inclinare a destra o a sinistra. Chi è vecchio abbastanza (pochi ormai) o chi ha studiato un po’ di storia sa quanto questa diatriba sia stata dura fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del secolo scorso.

Quasi in contemporanea si era posta la questione di un “terzo polo”, considerando che quelli rilevanti erano ormai due, la DC appunto e il blocco di sinistra (PCI+PSI) che aveva però problemi di coesione al suo interno. Fu allora che repubblicani, socialdemocratici e qualche pattuglia di liberali critici con la destra presero a considerarsi una “terza forza” alternativa ai due blocchi.

La questione si è trascinata in continuazione in un paese come il nostro che da un lato si era convinto che il “bipolarismo” fosse la vera politica moderna leggi tutto

Quello che della scuola va scomparendo

Francesco Provinciali * - 15.04.2023

Nessun contesto meglio della scuola riesce a coagulare i processi di sedimentazione della cultura.

Nel senso che – per definizione - trasmette quella del passato, riflette quella del presente ed è laboratorio formativo di quella del futuro.

Ognuno di questi tre compiti deve essere compresente agli altri altrimenti la scuola stessa finisce per essere rispettivamente mero luogo di travaso di nozioni, specchio acritico dei tempi o fucina di una progettualità senza radici.

Nei percorsi istituzionalizzati di educazione e formazione si leggono le ragioni della continuità e dell’innovazione che spiegano il ruolo del sistema formativo nella società della democrazia e della partecipazione.

L’identità della scuola si manifesta in una continua oscillazione tra ratio e traditio, tra stabilità e mutamenti, tra conservazione e cambiamento, nella ricerca di punti di equilibrio su principi, valori, regole, ideali.

Nel suo accreditamento sociale questa istituzione è a un tempo custode delle tradizioni ricevute e agenzia della loro rielaborazione critica.

Ora io credo che da qualche anno a questa parte (potrei dire da qualche decennio) si sia esponenzialmente accentuata una deriva fortemente orientata a far prevalere le ragioni della discontinuità e del cambiamento fine a sé stesso.

Come acutamente ebbe a scrivere Ernesto Galli della Loggia, una volta nelle nostre aule leggi tutto

Il governo alla prova delle nomine

Paolo Pombeni - 12.04.2023

Questa settimana il governo affronta il quadro economico: ci sono alcune riforme per le società quotate in Borsa (tema da specialisti, ma ha poi ricadute sul sistema economico), c’è da approvare il Documento di Economia e Finanza (DEF) che è una valutazione tendenziale su come andrà la nostra economia. Qui le cose vanno abbastanza bene, si prevede addirittura un incremento del PIL intorno all’uno per cento, pur con un deficit che non si ridimensiona veramente.

Insomma sul versante economico il paese non sarebbe messo male, non fosse per l’inflazione che è stata indotta dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici sui beni di consumo, i cui prezzi però non si stanno abbassando nonostante quegli aumenti si siano drasticamente ridimensionati. È la solita storia di una componente un po’ arraffona, che quando vede la possibilità di speculare non si tira indietro. Le conseguenze non sono leggere perché è l’inflazione e anche, diciamolo, il lungo blocco di stipendi e salari che hanno generato l’insoddisfazione dei cittadini, quella che poi si scarica sulla partecipazione politica come rivelano i trend dell’astensionismo che non si riducono.

La maggioranza di governo non sembra curarsi più di tanto di queste insoddisfazioni: le componenti più demagogiche le cavalcano scaricandone le colpe sui governi leggi tutto