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27 aprile 2024
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Se si inizia a parlare di cose serie

Paolo Pombeni - 26.04.2023
PD e 5S

Qualche segnale di attenzioni che si rivolgono a questioni importanti si coglie. Bisogna un po’ aguzzare la vista, perché è tutto uno sventolare di bandierine a cui non vogliono rinunciare gli sbandieratori che si sono più che professionalizzati nel ruolo, ma è un prezzo che si paga a tradizioni di faziosità che sono dure a morire.

Quattro mi sembrano i temi che stanno emergendo e tutti riguardano dei veri problemi del diritto di cittadinanza: l’incremento dei salari, gli asili nido, la casa e la sanità. La maggioranza tende a far mostra di essere la sola che si applica ai problemi, l’opposizione, ovvero il PD e quel che resta del Terzo Polo, perché M5S è in dissoluzione mentale, punta a dire che la maggioranza fa solo finzioni e sbaglia tutto. È il teatrino della politica, ma quel che conta è che i temi arrivino finalmente sul tappeto.

L’incremento dei redditi è centrale, perché le retribuzioni sia ai livelli iniziali delle carriere sia per un’ampia fascia di occupati non sono più in grado di consentire livelli di vita adeguati. Intervenire è molto complicato per una situazione contorta in cui versa il mercato del lavoro che sconta la difficoltà per le imprese di remunerare meglio (senza negare che ci sono su quel versante miopie ed egoismi), ma anche per la situazione delle finanze pubbliche che non sono in grado di intervenire con proprie misure di sostegno. Il governo ci prova con un piccolo taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi e lo farà emblematicamente in una riunione fissata il primo maggio. L’opposizione obietta che si tratta di una mancetta che non incide (mediamente dovrebbero essere circa 15 euro in più al mese) e che durerà fino a dicembre, ma tace sul fatto che più in là non si può andare perché servirà la nuova legge di bilancio (e vedremo se l’intervento verrà mantenuto e magari aumentato) e adesso soldi non ce ne sono per fare di più. Non è però il caso di sottovalutare che comunque si é riconosciuta l’esistenza di un problema e non è poco.

Gli asili nido sono interventi pervisti dal PNRR che stentano a essere messi a terra per ragioni che abbiamo altre volte accennato. Il tema è fondamentale se si vuole davvero favorire il lavoro femminile, come tutti auspicano. Certo non è l’unica condizione per consentire alle donne che lo desiderano di poter avere sia una vita familiare che una vita lavorativa, ma di nuovo è un intervento importante che porterebbe finalmente molte zone d’Italia in condizioni almeno tendenzialmente simili a quelle dell’Europa sviluppata (e anche dove i servizi ci sono non è che manchino gli spazi per migliorare).

Il tema della casa è davvero cruciale e questa volta è stato il PD a metterlo in campo con una certa decisione, mentre la maggioranza su questo appare sfuggente. La questione è molto delicata, perché investe la assoluta marginalità dell’edilizia popolare. Si sa che l’Italia è un paese con un alto tasso di proprietari di case, più alto della media europea, ma indirizzando il problema in questa direzione si marginalizzano non solo gli strati più poveri della popolazione, ma ormai tutti i giovani che, con i salari che corrono e con la precarietà nell’impiego, non sono in grado di accendere dei mutui a meno di non avere famiglie sufficientemente ricche alle spalle. Aggiungiamoci i prezzi iperbolici delle case.

Ora è inutile lamentarsi dei giovani che non fanno figli, non lasciano le case dei genitori, non investono in progetti di vita se non si provvede a rilanciare l’edilizia pubblica, a mettere mano al degrado in cui versa il patrimonio di case popolari, a calmierare i prezzi tanto per gli acquisti quanto per gli affitti da parte dei privati (che sono pochissimo tutelati nella conclusione dei contratti e che hanno agevolazioni fiscali modeste).

Affrontare il problema abitativo in questo paese significherebbe davvero fargli fare un salto di qualità. Certo bisogna mandare al diavolo quelli che ci vedono l’insidia di dare le case agli immigrati anziché agli italiani, che è una delle tante comode scuse per lasciare tutto così com’è.

Un discorso coraggioso andrà fatto anche sul sistema sanitario. Costa molto e non funziona bene, anzi in molti casi funziona proprio male. Si dice che la pandemia abbia fatto toccare con mano i guasti dell’abbandono dell’assistenza sanitaria diffusa, ma si sapeva da prima e soprattutto si continua a vedere anche adesso che l’emergenza pandemica è cessata. Si tratta di un servizio che è stato dato in mano alle regioni con ritorni in gran parte poco brillanti. Per di più è un ambito dove c’è compresenza di pubblico e privato, in alcuni casi con la complicazione delle università che sono presenti nel settore e che possono portare sia eccellenze quanto clientelismi.

Anche per interventi in questo comparto sarebbero presenti finanziamenti del PNRR, ma non si sa bene se si sia messo mano ad una seria programmazione per un riordino ed incremento del settore. Qui molto più che altrove si scontrano lobby, potentati, centri di interesse e decisionali dispersi fra amministrazione centrale, regioni, altri enti locali, nonché corporazioni incistate quasi in ogni partito.

È banale dire che la popolazione è molto attenta a questo tema e sembra che intervenire su di esso possa portare a grandi successi di consenso per cui non si capisce perché non si agisca. In realtà i politici sanno benissimo che, in questo caso come negli altri citati, la percezione del miglioramento arriva lentamente, mentre subito arrivano le vendette e gli inciampi da parte degli interessi a cui si pestano i piedi, sicché i politici sono restii a mettere in crisi un consenso che in qualche modo c’è in favore di uno che arriverà (forse) con un bel po’ di tempo, magari quando essi non saranno più in carica.

Parlare di cose serie in politica è più difficile e rischioso di quel che normalmente si crede, ma proprio per questo è alla prova delle cose serie che si distinguono i politici razza da politacnti e demagoghi.