Ultimo Aggiornamento:
25 maggio 2024
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Argomenti

La dirigentocrazia del ministro Zangrillo

Francesco Provinciali - 25.05.2024

Il Ministro Paolo Zangrillo ha recentemente esaltato il valore del merito come criterio dirimente delle assunzioni nella P.A. Tanto per cambiare un sostantivo che da qualche tempo va per la maggiore, un termine molto spesso usato per esprimere quel ‘valore aggiunto ’ che dovrebbe caratterizzare studi e carriere, tanto che il Ministero dell’Istruzione ora è anche del “Merito”, un richiamo al senso del dovere, all’impegno e ai risultati dopo essere stato per decenni ispirato al soddisfacimento del diritto allo studio e dell’uguaglianza delle opportunità educative. Un tema peraltro archiviato troppo in fretta come se ingiustizie e discriminazioni fossero solo un inutile retaggio del passato.

C’è ancora molta strada da fare per consentire a tutti di entrare in quel famoso ascensore sociale che dovrebbe permettere ai capaci e meritevoli di salire ai piani superiori e realizzare aspirazioni in cui le gratificazioni personali coincidono con un interesse collettivo, quella che De Rita chiama autopropulsione sociale che altro non è che il raggiungimento del bene comune.

Ma il Ministro della Pubblica Amministrazione nello specifico si richiama alla valutazione di promozioni e carriere dei dipendenti pubblici: non basta più solo il concorso- afferma – ora serve anche un parere, una valutazione, un giudizio da parte del superiore dirigente. leggi tutto

Voglia di Restaurazione?

Paolo Pombeni - 22.05.2024

La crescita dei movimenti di destra, compresi alcuni di estrema destra, pone delle questioni a chi vuole riflettere su questa fase storica senza perdersi nelle iscrizioni ai diversi fan-club alla moda. Non sappiamo ancora quanto ampio e soprattutto per quanto durerà il successo di questo vento di destra che attraversa il mondo, ma se ci si pensa un po’ si scopre che si tratta di una dinamica che non resta circoscritta nell’ambito di quelle forze che rappresentavano il versante della conservazione.

Lo scontro è dunque fra utopia e realismo come si pretende da alcuni? In verità non pare così semplice. Piuttosto diremmo che a fronte della attuale transizione storica che spiazza un po’ tutti torna sotto diversi aspetti l’utopia che si possa tornare al passato: non a quello reale, beninteso, ma a quello mitizzato dalle nostalgie delle diverse parti. Su un versante si può inneggiare alla restaurazione di un mondo che si ritiene, sebbene non sia stato così, fosse dominato da valori che si simboleggiano nella triade “Dio, patria, famiglia”. Sul versante opposto si crede che sia necessario tornare a quel passato recente dominato da un’idea semplificata di “progresso”, quando le cosiddette “conquiste” potevano sembrare in grado di espandersi senza tenere

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La nebbia cognitiva, effetto del Covid

Francesco Provinciali - 18.05.2024

Una ricerca pubblicata sul New England Journal ha avvalorato alcune evidenze cliniche postume riscontrate in chi è stato affetto una o più volte da COVID 19: oltre all’insonnia, la depressione, la sofferenza cardiaca, i disturbi alimentari e intestinali questa pubblicazione si è soffermata su una sensazione diffusamente percepita e fatta oggetto di approfondimenti anche in termini comparativi tra soggetti che ne manifestano i sintomi: mi riferisco al cd. “brain fog” – in italiano “nebbia cognitiva” i cui epifenomeni sono in prevalenza stati confusivi, perdita di memoria, disturbi di concentrazione, disorientamento, difficoltà e fatica a connettere discorsi o azioni anche recentissimi della vita quotidiana.

Per chi è no-vax o negazionista preconcetto si tratta di fantasticherie e suggestioni: la ricerca inglese ha testato un campione di circa 113 mila pazienti, scandagliando nel prima e nel dopo Covid e riscontrando addirittura una ‘diminutio’ cognitiva fino a 6 punti nel quoziente di intelligenza che diventano addirittura 9 nei pazienti ospedalizzati in terapia intensiva.

Che il SARS -Cov2 fosse una brutta bestia lo abbiamo ampiamente e scientificamente riscontrato in questi quattro anni di emergenza pandemica: il Coronavirus compare, scompare, ritorna sotto mentite spoglie poiché uno dei fenomeni più evidenti è dato dalla sua cangianza e dalle mutazioni genetiche, le cosiddette “varianti” che fanno tirare

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Una politica dell’esasperazione

Paolo Pombeni - 15.05.2024

Sebbene non sembri avere molto successo, la politica punta sull’esasperazione: i toni si alzano in continuazione, si cerca di accreditare un clima da battaglia all’ultimo sangue, ma l’impressione è che il pubblico non si faccia veramente coinvolgere. Al massimo gode di quel cattivo spirito che anima chi guarda dall’esterno gli scontri, giusto per vedere chi vince, ma senza sentirsi parte in causa.

Ciò non deve spingere a sottovalutare i guasti di una simile situazione. Chi si rifugia dietro la considerazione che in fondo sono le solite sparate delle campagne elettorali non coglie la complessità del momento. Il fatto è che, finita la campagna elettorale, non cesserà questo clima di sovraeccitazione (per dirla in forma gentile). Non solo, come è ovvio, si dovranno riassorbire le varie letture che verranno date ai risultati delle urne: non solo quali partiti vincono o perdono, ma come sarà la distribuzione del consenso nei circa 3700 comuni e qualche regione che va in contemporanea alla prova del voto, quali saranno i successi e gli insuccessi dei vari leader di partito. Operazioni che non sono senza tensioni e senza contraccolpi.

Lasciamo in un canto la pur importante questione di come inizierà a prospettarsi la fisionomia della Unione Europea sulla base dei leggi tutto

Interpretare e guidare la realtà tra radici e sviluppo

Francesco Provinciali - 11.05.2024

Per chi cerca di dare un senso alla propria vita ripercorrendo un viaggio a ritroso e riannodando i fili delle esperienze che via via si sono sovrapposte alla ricerca di una traccia di coerenza è necessario svincolarsi dal coinvolgente “circostante” che abbraccia nel presente ogni forma di comunicazione prevalente, fatta di opinioni, suggestioni e contingenze che sovente prescindono dai necessari approfondimenti e tutto riducono ad una frettolosa diagnosi di complessità , un limbo che avvolge ma deresponsabilizza dal pensare. Ciò è vero soprattutto per chi - svolgendo un’attività intellettuale-

necessita di poter fare sintesi tra memoria del passato e immaginazione del futuro. Ove ciò non fosse si resterebbe impantanati nell’oggi senza un ancoraggio alle radici esistenziali individuali e collettive, privi di una matita che ci consenta di tratteggiare modelli di sviluppo.

Per Giuseppe De Rita, fine osservatore dell’evoluzione delle dinamiche socio-economiche e culturali dal dopoguerra ai giorni nostri, fondatore e Presidente del più autorevole Istituto di ricerca sociale, possedere questa capacità di scandagliare nelle intersezioni degli epifenomeni sociali considerati, ha costituito una sorta di lunga, coerente parabola professionale. È lui stesso che spiega un’avvertita esigenza e la confessa: “Mi è venuta incontro la necessità di capire se tutto il lavoro svolto per decenni con curiosità e leggi tutto

Caccia al voto a qualunque costo

Paolo Pombeni - 08.05.2024

Qualcuno troverà incredibile che ci si stupisca per una cosa che è avvenuta da quando esistono i sistemi elettorali: la caccia al voto. Ma è l’aggiungere “a qualunque costo” che pone più di qualche problema. Che non si vada troppo per il sottile quando si devono aggregare consensi, passi. Che non ci si ponga nessun problema sembra troppo rischioso se si vuol mantenere in salute un sistema democratico.

Mettere nelle liste leader di partito che si sa benissimo che se venissero eletti non andranno al parlamento europeo fa parte di una caccia al voto del primo tipo. La maggior parte di coloro che votano sa come stanno le cose, specie considerando che per le urne europee la partecipazione è ristretta ad elettori mediamente informati (l’astensionismo è molto alto): non gli interessa mandare a Bruxelles/Strasburgo il loro leader di riferimento, gli interessa dare un sostegno alla sua posizione nel nostro paese (e in alcuni casi crede, o si illude, che un leader forte a Roma possa avere comunque un maggior peso in sede UE).

Ciò non può però significare che dimentichiamo la cattiva lezione viene da questo modo di raccogliere voti. Per contare a Bruxelles è necessario avere una classe dirigente che va lì con le leggi tutto

Le "asticelle" delle europee

Luca Tentoni - 04.05.2024

A un mese dalle elezioni europee, cerchiamo di anticipare quelle linee guida per la lettura dei risultati che potranno tornare utili all'apertura delle urne. I principali partiti sono otto: tre di maggioranza (Fratelli d'Italia, la Lega, Forza Italia) e almeno cinque di opposizione (Pd, M5S, Verdi e sinistra, Stati Uniti d'Europa, Azione). Mentre cinque di questi si sono già presentati alle politiche e alle europee, i verdi e la sinistra si sono uniti dopo; infine, la galassia centrista si è composta e scomposta per poi parzialmente ricomporsi: alle europee del 2019 c'era solo Più Europa, mentre nel 2022 c'erano Più Europa da una parte e il cartello Azione-Italia viva dall'altra. Per il resto, si tratta di liste minori che aspirano a raggiungere la soglia del 4%, ma alle quali servirà una grande campagna di raccolta di consensi per riuscirvi. Gli stessi Verdi-sinistra, Stati Uniti d'Europa e Azione non partono da risultati "blindati" dalle scorse prove elettorali politiche ed europee (come l'8% di FI e Lega, tanto per capirci), quindi c'è il rischio che la rappresentanza italiana all'Europarlamento finisca per essere composta da cinque o sei partiti. I riflettori sono comunque accesi sulle due liste maggiori - FdI e Pd - e sulla Lega (il futuro della leggi tutto

La politica del super-leader

Paolo Pombeni - 01.05.2024

Se ne discute da più di un secolo: è la questione politica del leader politico nazionale che deve riassumere in sé senso e messaggio di una visione. Si sono sprecate le definizioni: demagogo, capopopolo, lider maximo, capo amato e venerato, il migliore, giusto per ricordarne qualcuna. Da questo punto di vista, poco di nuovo sotto il sole. Neppure l’indicazione sulla scheda elettorale di un candidato preminente può stupire: lo ha fatto Berlusconi e altri ne hanno seguito le orme.

Eppure quel che sta accadendo per le elezioni europee qualche novità la presenta. Infatti fino ad ora l’indicazione del nome del leader di una formazione in modo da certificare un consenso alla sua persona era connessa con la sua candidatura ad occupare il ruolo di guida di quella formazione nel contesto parlamentare e, se possibile, di governo. Ora invece chiedono il voto per sé stesse personalità che si suppone guideranno l’azione delle loro forze politiche di riferimento (per alcune è quasi garantito, per altre è un’aspirazione), ma che lo faranno dall’esterno delle istituzioni per le quali si chiede agli elettori di scegliere i propri rappresentanti.

Nella sua banalità la questione è presto spiegata: Meloni, Schlein, Calenda, Tajani e qualche altro si candidano non per essere leggi tutto

Il lento declino dell'Occidente

Francesco Provinciali - 27.04.2024

Lo scorrere del tempo nasconde mutamenti e trasformazioni che percepiamo nella loro dimensione globale ma anche attraverso i segni che leggiamo nelle piccole cose. Ci sono – in questa epoca travagliata e sempre minacciata dall’incipiente pericolo del baratro – guerre devastanti e genocidi che coinvolgono gli Stati e i popoli, le etnie, le culture, le religioni: non c’è limite al peggio né spazio per una civile resipiscenza. Sono fatti che ci raccontano l’inquietudine umana, la bramosia del potere, l’assenza della memoria, i pericoli del fondamentalismo, la messa al bando di ogni limite: è una minaccia continua che si espande a macchia d’olio e dimostra quanto sia insieme crudele e stupido il genere umano. Le buone notizie non si trovano più neanche nel mercatino dell’usato mi aveva detto Maurizio Belpietro e se da qualche parte narrano una dimensione umana che semina gesti di bontà e desiderio di pace, restano occultate nella vorticosa e mistificante narrazione dei social media. Ci sono anche- dicevo – segni che intercettiamo nella quotidianità e durano un battito di ciglia ma – sedimentandosi e ripetendosi – finiscono per lasciare traccia. Gli uni e gli altri fenomeni – quelli grandi e incontenibili come le guerre, i conflitti, la sostenibilità ambientale e quelli dentro o poco leggi tutto

Quanto pagano le sceneggiate politiche?

Paolo Pombeni - 24.04.2024

In Basilicata è andata più o meno come ci si aspettava: ha vinto con largo margine il candidato governatore del centro- destra e il cosiddetto campo largo ne esce male. Bassa l’affluenza alle urne: appena il 49,8% in calo rispetto alle precedenti elezioni regionali che avevano registrato un 53,5%, ma neppure il punto più basso perché nel 2013 ci si era fermati al 47,6%.

Tutto fa pensare che la partecipazione politica non coinvolga ormai più della metà (talora scarsa) degli aventi diritto. E sì che nelle elezioni regionali dovrebbe mobilitare l’insoddisfazione per i servizi che non si riescono a garantire ai cittadini. Nel caso specifico c’era una denuncia apparentemente ampia sull’inefficienza del servizio sanitario lucano che avrebbe dovuto spingere a negare il consenso a chi aveva governato nella legislatura precedente. Ora, siccome è difficile credere che invece si trattasse di critiche faziose contro una sanità che funziona benissimo, si deve dedurre che ormai gran parte dei cittadini considera certe inefficienze come croniche chiunque sia al potere e pertanto sceglie sulla base di altre considerazioni.

La lezione che si può trarre dalle elezioni lucane è triplice. La prima è che lì ha vinto una formazione di centro-destra, anziché come sembrava affermarsi nel paese di destra-centro. Lo testimonia l’ottimo risultato leggi tutto