Ultimo Aggiornamento:
27 aprile 2024
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Il vero e il falso. Il 19° rapporto Censis sulla comunicazione

Francesco Provinciali - 23.03.2024
19RappCensisComm

L’11 marzo u.s. è stato presentato c/o la Sala degli Atti Parlamentari – Biblioteca del Senato ‘Giovanni Spadolini’ - g.c. - il 19° Rapporto del CENSIS sul tema della comunicazione, introdotto e coordinato dal Segretario Generale dell’Istituto di Piazza Di Novella a Roma, Dott. Giorgio De Rita.  La sintesi dell’indagine è raccolta in un fascicolo di 32 pagine, ricche di dati e informazioni sulle evidenze riscontrate, a loro volta catalogate in 6 paragrafi riassuntivi: 1) Le diete mediatiche degli italiani nel 2023, 2) L’Informazione: la riscossa dei social network, 3) Cercasi indipendenza e qualità, 4) Le Serie televisive: il trionfo della personal tv, 5) L’intelligenza artificiale: opportunità o minaccia? 6)Il Politically correct: dare importanza alle parole. Le analisi del CENSIS si avvalorano per l’ampiezza delle ricerche, il target di rilevazione, la scientificità nella raccolta e presentazione dei dati, la fedeltà rispetto alla consegna del tema, la prospettazione dei risultati e la pertinenza riguardo alle attese conoscitive a livello di comunicazione sociale oltre all’offerta di utili indicatori di approfondimento.

Ciò vale per l’annuale Rapporto sullo stato sociale del Paese e – in questa fattispecie – rispetto al particolare argomento di trattazione. Nella presentazione e nel contenuto complessivo del Rapporto balza subito in evidenza la dicotomia vero-falso che sostanzia e avvalora il titolo della Ricerca: il riferimento ‘macro’ risulta speculare rispetto al concetto di ‘reale e virtuale’ che in tema di comunicazione è alla base dell’attendibilità delle notizie e sottende le preoccupazioni dell’utenza ad esso connesse. Il panel dell’offerta mediatica evidenzia che la fruizione della televisione rimane stabile passando dal 95,1% del 2022 al 95,9% del 2023 (con riscontrabile ascesa delle serie televisive) mentre la radio ha una tenuta di ascolto sorprendente che si attesta al 78,9% (un meno1,1% rispetto all’anno precedente) e un lieve rialzo delle autoradio rispetto agli apparecchi domestici. Si consolida internet, con un 89,1% (gli smartphone all’ 88,2% e i social network all’82%). In crisi la carta stampata: nel 2007 i lettori dei quotidiani cartacei erano il 67,0% mentre nel 2023 si sono ridotti ad un 22,0 %. Anche i lettori dei magazine online diminuiscono attestandosi ad un 30.5% mentre crescono i frequentatori dei siti web 58,1%. Nel 2023 aumentano di un +3,1% i lettori di libri, risaliti al 45.8%. Crescono tutte le piattaforme online tra i giovani ad eccezione di Telegram e Snapchat. La spesa per l’acquisto di telefonini segna un clamoroso +727, 8 % dal 2008 al 2022 (+ 215,8 i PC), mentre diminuiscono di un 26,9% le spese dei consumi tariffari e crollano le voci relative a libri e riviste (meno 38.2%). In generale c’è un calo delle fonti di informazioni tradizionali e una crescita esplosiva dei social network, ciò che accredita l’approfondimento del tema-titolo del Rapporto” vero-falso”: i telegiornali restano le fonti di informazioni preferite (48,3% rispetto al 51, 2 del 2022), mentre sul fronte dei media digitali cala Facebook, cresce You Tube e ancor di più Instagram, l’ultima novità dei social.

A proposito di vero-falso è alta la fiducia nelle informazioni radio (70.3%) e TV (71,4%), mentre tra i giovani under 30 i siti web sono al 56,4% e i social network al 53,7%. In linea generale si accredita la scelta verso i media mainstream, poiché l’utente medio e i professionisti cercano la credibilità delle informazioni. Tra quanti non si fidano dei social il 77,7% ritiene che siano condizionati dalla politica, il 72,3% da interessi economici, mentre un 68% dubita che si palesino pericoli per la democrazia. Di converso il 74,6% valuta costoso questo canale di informazione mentre il 73,4% reputa necessario avvalersi di pareri esperti (anche se onerosi) ma il dato più interessante è che il 72,6% considera difficile distinguere l’informazione vera dalle fake news. Su questo versante la dicotomia vero-falso trova terreno fertile per la disseminazione di dubbi e perplessità.

Il 74,0% degli italiani ritiene che attualmente gli sviluppi prodotti dall’Intelligenza Artificiale siano genericamente imprevedibili. Tuttavia vengono espressi giudizi molto netti sugli effetti che essa potrà produrre, sia di tipo allarmistico che ottimista: si può annotare il 73,2% di quanti ritengono che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani, mentre di converso il 63,9% del totale ritiene che con l’avvento dell’I.A. la dipendenza dall’interazione con le macchine segnerà la crisi delle relazioni umani se non la fine dell’empatia. Notevole il dato che rileva come per il 65,5% degli intervistati gli effetti sull’occupazione saranno disastrosi a causa della sostituzione degli esseri umani con computer e robot (solo per un 43,0%, invece, si creeranno posti di lavoro in nuovi settori). Il 71,3% ritiene che con la diffusione dell’I.A. e delle sue applicazioni aumenteranno i problemi di sicurezza per i sistemi informatici e i rischi di cybercrimini, per il 31,3% (appena!)  le città diventeranno più sicure, mentre per il 66,3% saremo tutti controllati e si celebrerà il funerale della privacy dei cittadini. Ma il dato più rilevante ai fini della Ricerca è che il 68,3% ritiene che aumenteranno le notizie non verificabili, di conseguenza non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per la democrazia. Infine, viene stigmatizzato il comportamento dei giovani: infatti il 41,0% prevede che utilizzando l’Intelligenza Artificiale, gli studenti smetteranno di studiare.

Insomma mi pare di capire che il discrimine tra il vero -falso nel contesto comunicativo-informativo è già un problema dell’oggi e lo sarà ancor di più per il domani: la politica e l’economia sono “parti in causa” e si nota l’assenza o l’irrilevanza di un tertium genus che funzioni da arbitro e da elemento regolatore. Pare che pochi si preoccupino di questo.

La democrazia non si basa e non si conserva su un rassemblement confuso di dati e notizie e occorre smetterla di immaginare che la funzione di “controllo” di tutto ciò che circola vorticosamente, possa essere valutata come una sorta di diminutio delle libertà personali.