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27 aprile 2024
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Il tabù infranto

La Freiheitliche Partei Österreichs nel 2015

Reinhold Gärtner * e Günther Pallaver ** - 24.11.2015
Johann Tschürtz

Nel 2015 si è registrato in Austria un piccolo ma significativo test elettorale: in quattro delle nove regioni federali si è votato per il rinnovo dei relativi consigli e i risultati erano attesi con molto interesse. In due regioni – Stiria e Burgenland – tale elezione per la prima volta non ha seguito il principio proporzionale; esso prevede che tutti i partiti che raggiungono un determinato numero di voti vengano coinvolti nel governo regionale in proporzione alla loro consistenza elettorale. Oltre a questo motivo di interesse, nelle elezioni in Alta Austria e a Vienna è stato possibile registrare gli effetti sul voto della questione dei profughi, che domina ormai da diversi mesi il dibattito politico. Essa ha giocato in primo luogo a favore della FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs).  

Elezioni regionali 2015

 

SPÖ

ÖVP

FPÖ

Verdi

Neos

Burgenland  2015

41,9%

- 6,4%

29,2%

-5,5%

15,0%

+6,1%

6,4%

+2,3%

2,3%

non pres.

Stiria 2015

29,3%

-9,0%

28,5%

-8,8%

26,7%

+16,1%

6,7%

+1,1%

2,6%

non pres.

Alta Austria 2015

18,4%

-6,6%

36,4%

-10,4%

30,4%

+15,1%

10,3%

+1,1%

3,5%

non pres.

Vienna 2015

39,6%

- 4,7%

9,2%

- 4,8%

30,8%

+ 5,0%

11,8%

- 0,8%

6,2%

non pres.

 

I Verdi sono sostanzialmente rimasti sulle loro precedenti posizioni con una leggera perdita a Vienna e modesti avanzamenti nelle altre tre regioni. Per i popolari della ÖVP (Österreichische Volkspartei) e per i socialdemocratici dell’SPÖ (Sozialdemokratische Partei Österreichs) le elezioni hanno invece rappresentato una deprimente sconfitta, a fronte della clamorosa vittoria della FPÖ. La lista NEOS (Das Neue Österreich), un partito liberale fondato nel 2012, che aveva partecipato per la prima volta e con successo alle elezioni politiche del 2013, è riuscita soltanto a Vienna a superare la soglia di sbarramento per entrare nel consiglio regionale.

In queste elezioni SPÖ e ÖVP hanno dato di sé – almeno nel Burgenland, in Stiria e nell’Alta Austria − la sconsolata immagine di inermi coniglietti atterriti di fronte al serpente (personificazione della FPÖ). Solo il sindaco di Vienna Michael Häupl ha energicamente controbattuto all’infiammata propaganda della FPÖ, riuscendo così a limitare, contro ogni pronostico, le perdite del suo partito. Se prima delle elezioni si discuteva di un possibile testa a testa tra FPÖ e SPÖ, il risultato è stato invece molto chiaro, con un 9% di distacco a favore dei socialdemocratici.

 

In generale né la ÖVP né la SPÖ sono riuscite a rispondere efficacemente alle paure e insicurezze di ampie fasce della popolazione nei confronti del problema dei profughi, mentre la FPÖ ha potuto mettere a frutto la sua consolidata tattica agitatoria e di emozionalizzazione negativa. Le proposte della destra populista riguardo al problema non offrivano soluzioni sensate o realisticamente applicabili. Ciononostante si è confermato ancora una volta che questa specie di polarizzazione porta più voti di quelli che può far perdere (e non solo in Austria, come mostrano gli attuali esempi della Svizzera o della Polonia).

Rimane significativo comunque che la FPÖ prima della grande ondata di profughi sia riuscita ad ottenere molti più consensi di quelli che ha riscosso nelle elezioni viennesi, avvenute quando l’Austria si trovava nel pieno del dramma dei profughi.

 

 

Il tabù infranto nel Burgenland

 

Da quando, nel 1986, Jörg Haider aveva assunto la leadership della FPÖ, la SPÖ aveva dichiarato attraverso l’allora cancelliere federale Franz Vranitzky il rifiutato di una collaborazione di governo con tale partito, sia a livello federale che regionale. Si era soliti ritenere che tale rifiuto non sarebbe venuto meno fino a quando all’interno della FPÖ avrebbe continuato a dominare uno stile politico xenofobo (e in parte affine a quello nazista).

Nel giugno 2015 Hans Niessl (SPÖ), dal 2000 governatore del Burgenland, non intendeva in nessun modo rinunciare alla sua carica. Con il debole pretesto che la ÖVP avrebbe potuto formare una coalizione di governo insieme alla FPÖ e alla “lista Burgenland” senza la SPÖ, si è rifugiato tra le braccia del segretario regionale della FPÖ Johann Tschürtz. È significativo notare che quest’ultimo nei mesi seguenti, nonostante abbia assunto nel governo regionale la responsabilità sugli affari della sicurezza, sia rimasto in assoluto silenzio riguardo alla crisi dei profughi.

Mentre i gruppi dirigenti della SPÖ a livello federale hanno reagito con ira impotente, altri hanno messo in atto con significativa velocità un cambiamento di rotta, relativizzando la politica di emarginazione sino ad allora attuata verso la FPÖ. “Potrebbe risultare anche un esperimento riuscito”: così si è espresso, ad esempio, l’ex  ministro della Difesa nonché ex responsabile SPÖ per gli affari federali Norbert Darabos, al momento della sua entrata nel governo regionale del Burgenland.

 

 

L’imitatore nell’Alta Austria

 

Nell’Alta Austria vige come sempre la “proporzionale di governo”: ciascun partito che raggiunge una determinata consistenza elettorale (circa il 10%) ottiene anche un posto nel governo regionale. Nonostante questo governo di concentrazione, la speciale collaborazione tra la ÖVP e i Verdi negli anni 2003-2015 era stata indicata perlopiù come una coalizione.

A seguito del recente risultato elettorale questa collaborazione non poteva più configurarsi nelle forme che aveva avuto negli ultimi 12 anni. Per questo il governatore Josef Pühringer, popolare, ha cercato un rapporto più stretto con la FPÖ. È significativo che questa nuova collaborazione tra ÖVP e FPÖ non venga più indicata semplicemente come una coalizione bensì come un accordo di lavoro. Il segretario FPÖ dell’Alta Austria, Markus Haimbuchner, può così ritenersi soddisfatto proprio come il suo collega del Burgenland Tschürtz.

La coalizione in Alta Austria spinge alcuni osservatori a guardare alle imminenti elezioni per la presidenza della primavera del 2016. Qualcuno ventila che la ÖVP potrebbe presentare come proprio candidato lo stesso governatore dell’Alta Austria Josef Pührnger. Costui potrebbe ottenere a livello nazionale i voti della FPÖ proprio grazie alla coalizione fatta con questo partito a livello regionale.

 

E altrimenti?

 

A Vienna il sindaco Michael Häupl è riuscito a salvarsi. Non si è realizzata la “rivoluzione d’ottobre” annunciata sui manifesti di Heinz Christian Strache. Anzi, sui volti dei funzionari della FPÖ si è letta una certa delusione rispetto alle ambiziose attese. Strache ha dovuto rimandare il suo obiettivo di diventare sindaco di Vienna. Qui la coalizione rosso-verde è stata prolungata di un’altra legislatura.

In Stiria la FPÖ ha potuto di nuovo incrementare al massimo i suoi consensi: passando al 26,7% (con un aumento del ben 16,1%) si è collocata di poco sotto la ÖVP (28,5%) e la SPÖ (29,3%). Nonostante qui non sia prevista una collaborazione al governo da parte della FPÖ, è interessante segnalare che la carica di governatore sia passata dalle mani del primo partito come seggi (la SPÖ con 15) a quelle del secondo (la ÖVP con 14).

Considerando in generale le elezioni di quest’anno si può constatare come − non solo ma anche − per l’Austria le ricette contro la politica della destra populista continuino ad essere merce rara. La FPÖ continua a essere vincente attraverso l’emozionalizzazione dei temi politici, mentre gli altri partiti d’opposizione non riescono a profilarsi in questa specie di duello a tre fra ÖVP, SPÖ e FPÖ. Il più grande pericolo ipotizzabile per la FPÖ è comunque il suo coinvolgimento nel governo. Infatti, finché tale partito rimane all’opposizione e può manifestare le sue richieste senza scrupoli e senza effetti, può approfittare dell’impotenza dei suoi avversari. Soltanto quando i partiti più moderati presentano ricette credibili e applicabili per la soluzione di problemi vecchi e nuovi, tale spirale di successo può essere in parte frenata.

 

 

 

 

*Reinhold Gärtner si occupa di sistemi politici comparati, specialmente del sistema politico austriaco presso la Facoltà di Scienza Politica e Sociologia dell'Università di Innsbruck

**Günther Pallaver insegna comunicazione politica presso la Facoltà di Scienza Politica e Sociologia dell'Università di Innsbruck