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24 aprile 2024
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Come uscire dal pasticcio rivalutazione pensioni

Gianpaolo Rossini - 12.05.2015
Inps

Ritorno sul pasticcio combinato dalla Consulta con la sentenza in cui impone al governo di ripristinare la compensazione per l’inflazione sulle pensioni sopra i 1486 euro. Il buco che questa sentenza produce nei conti pubblici sembra crescere ogni giorno. La quantificazione esatta desta preoccupazioni anche in chi sorveglia da vicino i nostri conti alla Commissione Ue a Bruxelles. In più gli effetti si estendono su un orizzonte temporale molto esteso gettando un’ombra lunga sui conti pubblici di molti anni a venire. Occorre trovare quindi una soluzione e in tempi brevi.

Casi in cui la Corte Suprema ha fatto lo sgambetto al governo si riscontrano anche in altri paesi. Negli Usa, ad esempio, la corte ha una composizione più politica che in Italia e, ancor peggio, i mandati dei giudici (justices) sono a vita. Qualcuno, seppur raramente, si ritira prima, complici acciacchi insormontabili dell’età. Capita che a fronte di una sentenza particolarmente invalidante e con una base giuridica debole, il governo ritorni alla carica con una nuova legge che cerca di sfuggire alle maglie occhiute della corte consentendo di salvare la sostanza di quanto la corte ha cassato. Accade nel 2009 quando la corte suprema degli Usa dichiara incostituzionale una delle prime leggi di Obama che riguarda la discriminazione sul posto di lavoro. E’ una norma che vuole essere il biglietto da visita di un presidente nero che intende battersi per eliminare le residue forme di discriminazione del paese e ridurre disuguaglianze. In risposta alla mossa della corte suprema Obama confeziona una nuova legge con contenuti molto simili. Problema risolto. La corte nel frattempo diventa un po’ meno repubblicana perché Obama nomina nuovi giudici in seguito all’uscita di alcuni veterani. Insomma, la vita e la politica fanno il loro corso.

Forse che la stessa strada sia possibile per il nostro governo? Almeno per l’immediato sembra di si. E’ la sola che può risolvere un problema nato da una riforma (legge Fornero) confezionata da una compagine precedente. Mentre per il medio lungo periodo occorre dell’altro.

Ma che fare subito? Si può procedere a limare, alzandole di poco e in modo progressivo, le aliquote di imposizione fiscale su tutti i redditi che superano la soglia dei 1486 euro in modo da neutralizzare con la maggiore tassazione diretta la compensazione sui redditi pensionistici richiesta dalla Consulta. Simultaneamente però si accresce la detrazione per il lavoro dipendente e per il lavoro autonomo in modo da non aumentare il carico fiscale con la prima operazione, se non per i pensionati compensati con l’esecuzione della sentenza della Consulta perché la detrazione la si nega ai redditi da pensione. Questa manovra potrebbe anche essere costruita in modo adeguato cogliendo l’occasione per  incidere sulla disuguaglianza presente nel sistema pensionistico. Ad esempio si può cercare di aumentare la tassazione sulle pensioni più alte che, anche se non sono numerosissime, sono a livelli eccessivi rispetto a ciò che le nuove generazioni potranno mai ottenere. La rimodulazione  degli scaglioni d’imposta e delle detrazioni potrebbe forse anche consentire qualche incremento di entrata senza produrre effetti perversi nel mercato del lavoro dato che si aumenta la tassazione di persone che ne sono uscite per età.

Sul medio e lungo periodo occorre però introdurre qualche meccanismo che impedisca altri casi analoghi. E’ necessario infatti salvaguardare la stabilità finanziaria del paese da interventi pasticciati e debolmente motivati come quello della consulta.

Si sa che ogni manovra economica, ovvero fiscale, del nostro paese deve ottenere il timbro di sostenibilità finanziaria dalla  Commissione europea. Questa fornisce quindi subito una “sentenza” di legittimità economica necessaria per il governo italiano. Bene. Alla Corte costituzionale dovrebbe essere richiesto simultaneamente un parere negli stessi tempi della Commissione Ue sulla coerenza costituzionale della manovra economico-fiscale. In caso diverso la Corte potrebbe consentire al governo di far valere il “silenzio assenso” per cui passato il vaglio Ue senza eccezioni da parte della Consulta questa non può più intervenire in seguito. In questo modo  evitiamo pericolose imboscate che possono improvvisamente riportare sull’orlo dell’abisso conti pubblici faticosamente rimessi su un sentiero sicuro. Certo così si complicano un po’ le cose. Ma sempre meno di come sono oggi complice un intervento tardivo e maldestro della consulta seppur frutto di buona fede.