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Canone Rai, Tasi: Matteo lascia in pace la casa

Gianpaolo Rossini - 08.10.2015
Canone Rai

L’ annuncio fa rumore. Dopo quello sul taglio dell’Imu ora viene quello sulla riduzione del canone Rai che però dovremmo saldarlo nella bolletta elettrica. Sul canone Rai il premier promette una riduzione a 100 euro da 113. Come misura contro l’evasione ce lo troveremo però sulle bollette elettriche. Ma quali? Tutte le utenze elettriche avranno associato il canone Rai? Se una persona ha più di una utenza, caso molto comune, dovrà pagare il canone Rai per ciascuna utenza? E chi non ha televisione o è ipovedente? Cadiamo nel ridicolo anche se l’iniziativa appare più grave di quello che sembra. Il tutto infatti si trasforma in una ennesima tassa sugli immobili che controbilancia e forse è ancor più pesante della Tasi in via di abolizione. Con l’aggravante che sposta le entrate dai comuni all’azienda Rai. Un bel risultato! Senza contare che ormai ci sono molti gestori elettrici tra loro indipendenti. Come facciano questi ad applicare il canone Rai sulle loro bollette senza produrre una enormità di sciocchezze e sovrapposizioni è un bel mistero. Tagliare il canone del 10% significa far scendere le entrate della Rai di circa 170 milioni all’anno. E questo potrebbe spinger qualcuno a che evade a pagarlo. In ogni caso la compensazione per il minor gettito potrebbe venire su due fronti. Un aumento dell’Iva su televisori (quasi per intero prodotti all’estero) e materiale televisivo di un paio di punti (dal 22 al 24 %) che potrebbe dare un gettito aggiuntivo di circa 70-80 milioni. E il resto dovrebbe venire dalla riduzione delle spese in Rai di un centinaio di milioni e/o  da un aumento delle vendite di pubblicità e programmi.   Non facile ma la Rai costa un po’ troppo al paese: un miliardo 700 milioni all’anno.  Per l’evasione del canone non vedo altre ricette applicabili allo stato della tecnologia di oggi. Quindi meglio non illudersi e puntare poi anche sul lento progredire del senso civico tra gli italiani.

Torniamo alla casa. Su questo fronte occorrerebbe cercare strade innovative o perlomeno che non ripercorrano il trito sentiero di taglio di una imposta e aumento di un’altra, che complica la vita degli italiani e non porta da nessuna parte. Il settore edilizio e il mercato della casa hanno bisogno di (poche) regole chiare, stabili e inderogabili. Un sogno? Forse. Oggi i problemi sono soprattutto due. Lo stato del mercato immobiliare-edilizio e il gettito delle imposte locali.

Il settore immobiliare è un po’ come quello dell’auto pre 2014 ingolfato da uno parco auto esagerato per ripetuti incentivi fiscali. Anche l’edilizia per anni ha goduto di incentivi e tolleranze legislative spesso altamente nocive per l’ambiente e il territorio. Questo ha condotto ad un patrimonio immobiliare in eccesso, gonfiato rispetto ai bisogni del paese. Il piano casa approvato dall’ultimo governo Berlusconi è stato un disastro in quanto ha incentivato l’inflazione dei volumi dei fabbricati provocando l’immissione sul mercato di una mole di immobili nuovi spesso ad alto impatto negativo urbano che il mercato ingolfato impiegherà anni a smaltire. Serve ora una normativa semplice e incentivante sotto il profilo fiscale per ammodernare il patrimonio esistente a volumi invariati, con eventuale espansione possibile solo per ricavare interrati per garage più grandi e mettere fondamenta in sicurezza antisismica. Questo potrebbe rilanciare il settore edilizio senza cedere alla miopia degli enti locali che vogliono nuovi volumi per aumentare il gettito e a quella dei costruttori che non si curano dello stato del mercato immobiliare e corrono puntualmente verso il suicidio delle loro imprese. Abolire la Tasi sulla prima casa non sposterà di un millimetro i problemi del settore immobiliare e di quello edilizio. Complicherà la vita dei cittadini e degli enti locali che dovranno cercare qualche altro balzello ancor più complicato per coprire il buco di gettito. Come la trovata del canone Rai in bolletta elettrica. E’ solo una nuova botta sul settore che non ne ha bisogno. Ora infatti pago il canone Rai una volta sola con riferimento alla mia abitazione principale. Con la nuova normativa dovrò pagarlo anche per la seconda casa che ho al mare, o per l’appartamento sfitto che vorrei vendere ma che non riesco a collocare o per il garage che ho comprato in campagna dove ho messo una vecchia auto e dove ho un’utenza elettrica. Con la conseguenza che il canone Rai diventa una imposta mascherata sul patrimonio immobiliare. E’ una storia già vista. C’è un problema di evasione da una parte. Lo si cura tassando qualcos’altro che non c’entra per nulla complicando la vita dei cittadini e distorcendo l’economia. Se abolire la Tasi è certamente poco sensato, tassare la casa per finanziare la Rai è diabolicum.