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24 aprile 2024
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Ciò che serve alla scuola, tra ripartenza e rinascita

Francesco Provinciali * - 10.06.2020

E’ praticamente dal ’68 che il sistema scolastico italiano non conosce tregua tra crisi vere e crisi inventate.

I decreti delegati del 1974 da un lato avevano avuto il pregio di definire ruoli e funzioni del personale in un contesto istituzionale che consacrava le spinte dell’evoluzione sociale, dall’altro avevano sofferto le difficoltà del transito da una struttura ordinamentale verticistica e gerarchizzata ad un modello che integrava nuovi soggetti e si apriva ad  una gestione collegiale: ne sono derivati alcuni vantaggi e molte difficoltà che vigono tuttora, ereditate.

Paradossalmente la deriva di democratizzazione dei processi decisionali ha assecondato una tendenza in atto nella società italiana e nei suoi apparati: la bulimia legislativa, con una esponenzialmente crescente proliferazione di nuove disposizioni,  in un contesto generalizzato di burocrazia paralizzante che ha prodotto una sorta di narrazione autoreferenziale fuorviante e inconcludente.

Ci si aspettava che accadesse il contrario: le logiche di buon governo e di programmazione dovrebbero favorire la semplificazione delle procedure e la focalizzazione degli obiettivi e dei fini che ciascuna istituzione deve perseguire.

Da quando nella scuola è entrato di tutto i corollari hanno a poco a poco sostituito  i compiti essenziali del sistema formativo, con una sovrapposizione di ruoli, iniziative e funzioni che leggi tutto

Riapertura delle scuola a settembre: più incognite che certezze

Francesco Provinciali * - 03.06.2020

Una delle conseguenze più evidenti della diffusione pandemica del COVID-19 – oltre il dato strettamente epidemiologico e sanitario che ne costituisce certamente l’aspetto più grave ed eclatante – è stata la brusca interruzione delle attività didattiche, la sospensione delle lezioni e la chiusura delle scuole in corso di anno scolastico: ciò ha riguardato all’atto pratico i sistemi formativi di tutti i Paesi del mondo, pur con differenti approcci e livelli decisionali. Analogamente il problema si riproporrà al momento della riapertura del nuovo anno scolastico e ciò a motivo del fatto che le misure di contenimento della pandemia possono subire variazioni e prevedere accorgimenti diversi in una situazione ove permangono vaste aree di contagio, non essendo stato debellato il virus ed essendo verosimilmente ancora lontano il momento in cui si potrà disporre di un antidoto vaccinale.

Le misure del distanziamento, dell’igiene delle mani e l’obbligo delle mascherine resteranno ancora per un tempo ragionevolmente lungo e  imprevedibile i primi, imprescindibili accorgimenti per monitorare il contagio, prevenirlo ed evitarne una possibile ripresa in concomitanza con l’allentamento di altre misure restrittive come previsto dalla cd. “fase 2”e in considerazione delle leggi tutto

Il furore di vivere degli italiani in una società ansiosa

Francesco Provinciali * - 14.12.2019

Lungamente atteso – specie da coloro che il Presidente De Rita definisce “amici della cultura CENSIS” ma anche dalla politica e dalle istituzioni – è stato pubblicato il 53° Rapporto sulla società italiana, ispirato a quel cimento del continuismo analitico, descrittivo e propositivo a cui l’Istituto si è sempre attenuto dal dopoguerra ad oggi, pur in una esponenzialmente accentuata deriva di frammentazioni e discontinuità.

Il Rapporto affronta subito il tema dominante: descrivere il presente per cogliere le evidenze sociali, economiche, politiche, emotive, individuali e collettive immaginando i contorni di un futuro possibile ma ancora vuoto di contenuti rassicuranti, e definisce entrambi “incerti”: “così è per gli italiani il presente e così è il futuro percepito. Pensando al domani, il 69% dei cittadini dichiara di provare incertezza, il 17,2% pessimismo e il 13,8% ottimismo, con i pesi relativi di questi ultimi due stati d’animo quasi equivalenti, che finiscono per neutralizzarsi”.

“Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata; il 63,3% degli operai crede che in futuro resterà fermo nell’attuale condizione socio-economica, perché è difficile salire nella scala sociale; il 63,9% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso. Inoltre, il 38,2% degli italiani è convinto che nel futuro i figli o i nipoti staranno peggio di loro, leggi tutto

L'Italia del 12 dicembre

Luca Tentoni - 11.12.2019

Il secondo dopoguerra, l'epoca della ricostruzione e del miracolo economico, della Repubblica e del ritorno alla democrazia, nasce con la Liberazione e forse comincia a morire, il 12 dicembre 1969, con le bombe di Milano e Roma. L'Italia che si avvia alla fine di un decennio insieme straordinario e tormentato, che ha visto gli equilibri politici permettere la nascita del centrosinistra (e poi vederlo sfiorire, già dopo i giorni del "rumore di sciabole") e che sta per produrre i frutti di una straordinaria stagione riformatrice (le leggi su referendum, divorzio, statuto dei lavoratori, attuazione regionale che arriveranno nel 1970) è, in quei giorni che si avvicinano all'ultimo Natale degli anni Sessanta, incerta e inquieta. Come ricorda Paolo Morando nel suo "Prima di piazza Fontana" (Laterza, 2019), il 25 aprile era esplosa una bomba nello stand della Fiat alla Fiera campionaria di Milano. In quell'anno si erano verificate decine di attentati non cruenti, in uno stillicidio che non lasciava presagire nulla di positivo, ma che nell'opinione pubblica non sembrava neppure preludere alla strage del 12 dicembre. Eppure, appena sei giorni prima, il giornale inglese "The Guardian" aveva ipotizzato il realizzarsi di una "soluzione greca" in Italia (ad Atene si era insediato, con un colpo di Stato, leggi tutto

Tre novità in arrivo

Francesco Provinciali * - 30.11.2019

Sono imminenti tre novità che riguarderanno la vita quotidiana degli italiani: due sono collegate alla finanziaria, la terza è un indotto derivante dalla tecnologia galoppante.

Dato che da qualche decennio a questa parte i cambiamenti si sono intensificati a volte con intendimenti e risultati migliorativi, altre recando ulteriori complicazioni di tipo burocratico anche se pensate in una direzione diametralmente opposta, sarà bene seguirne gli sviluppi normativi e le applicazioni pratiche.

Se c’è un peccato originale che in Italia scontiamo più che altrove esso si identifica nella proliferazione normativa, una sorta di bulimia di leggi, regolamenti e disposizioni che non sempre semplificano, anzi spesso confondono e creano contraddizioni e contenziosi.

Per un Paese che ha più del doppio delle leggi della Francia, quattro volte quelle della Germania e otto volte quelle della Finlandia la fagocitosi legislativa crea scompensi oggettivi ma anche distonie emotive, ansie e preoccupazioni.

C’è una specularità nell’essere patria del diritto: quella di diventare spesso patria del rovescio.

Il primo ambito tematico prevalente per ampiezza di discussioni e intensità di proposte riguarda le misure tendenti ad una limitazione dell’uso del contante, nel contesto di una più ampia strategia volta a prevenire e combattere l’evasione fiscale.

Ci sono dei precedenti: decreto leggi tutto

Ilva: strade in salita

Gianpaolo Rossini - 09.11.2019

La produzione di acciaio italiana concentrata per una buona fetta a Taranto è sotto assedio. L’Ilva è in profonda crisi. L’impresa in precedenza di proprietà della famiglia Riva, oggi parte della multinazionale Arcelor Mittal, è un’eredità della defunta IRI, istituto per la ricostruzione industriale nato negli anni 30 del secolo scorso per soccorrere e rilevare imprese e banche colpite dalla grande crisi. Del patrimonio IRI non è rimasto nulla. Tutte le partecipazioni sono state vendute ad operatori privati industriali e finanziari. Italsider-IRI con diversi impianti in Italia tra cui Taranto viene privatizzata nel peggiore dei modi subendo uno spezzatino e perdendo le sinergie di impianti fratelli a Cornigliano, Piombino e Bagnoli. Quest’ultimo chiuso per ragioni ambientali, i primi due ceduti a privati mentre il polo di Taranto va alla Riva acciai che possiede altri impianti tra cui alcuni rilevati nella ex Germania Est. La privatizzazione dell’Italsider è una tappa di una Caporetto industriale del Bel Paese ahimè ancora in corso. La crisi del polo di Taranto, ora nelle mani della multinazionale franco indiana Arcelor Mittal, nasce così. La pubblica Italsider opera a lungo in un regime di mercato semi-chiuso alla concorrenza internazionale fino agli anni 80 del secolo scorso in una Europa dove il mercato dell’acciaio è organizzato leggi tutto

Se Singapore si compra il porto di Genova

Francesco Provinciali * - 02.11.2019

Come riportato recentemente dal Corriere della Sera il Governo di Singapore fa le cose sul serio in quanto a politica espansiva nella gestione dei sistemi portuali italiani. Nella fattispecie - e sottolinea il Corriere senza che il Governo italiano, in primis Palazzo Chigi,  abbia sollevato una questione di “golden share” (cioè di controllo degli investimenti stranieri su asset strategici per il nostro Paese) -  la fusione di PSA Genova Pra’ (con sede e direzione generale a Singapore) e SECH con sede a Genova ha creato in quel di Genova un colosso in grado di contendere il mercato del trasporto via mare e delle strategie portuali a MSC e alla cinese COSCO. Mentre PSA è già un colosso mondiale al suo confronto SECH è realtà piccola e locale: l’operazione consiste quindi nell’inglobare SECH in PSA.

Tradotto in soldoni ciò significa che il gigante PSA avrà la quota azionaria di maggioranza per la governance dei due terminal containers del Porto di Genova, il SECH (terminal contenitori di Genova spa che gestisce la Calata Sanità) e il PSA di Pra’, ormai diventato il più importante terminal import-export italiano.

Si aggiunga l’alleanza cinese con la Maersk (il primo gruppo armatoriale per il trasporto dei container al mondo) nel leggi tutto

Contante ed evasione: inutile battaglia

Gianpaolo Rossini - 26.10.2019

Ma veramente limitando i pagamenti con banconote si toglierebbe ossigeno a evasione e criminalità? Secondo il presidente dell’ABI Patuelli senza armonizzazione europea norme nazionali disomogenee per l’uso del contante sono inefficaci. Il mercato unico europeo mi consente di acquistare un’auto per contanti in Germania o Polonia e portarmela in Italia. Se non basta l’euro è valuta veicolo internazionale largamente utilizzata al di là dei confini di eurolandia così come il dollaro americano. Secondo stime BCE, su 1300 miliardi in banconote emesse circa 500 sono in paesi non euro come il Montenegro dove l’euro è la moneta legale o la Bosnia che ha un currency board inchiodato sull’euro. In altre zone dell’Est Europa, Russia inclusa, in Africa per non parlare di Svizzera e Inghilterra l’euro è accettato diffusamente. Per il dollaro il fenomeno è ancora più vasto globalmente visto che due terzi dei verdoni in circolazione (1700 miliardi) ballano fuori confine (circa 1100 miliardi). L’euro non è la lira e ridurre la circolazione del contante in Italia per combattere la criminalità è come cercare di raffreddare gli oceani riscaldati dal cambiamento climatico gettando cubetti di ghiaccio in mare. Una misura che la BCE potrebbe adottare, mai presa però dalla Fed americana, sarebbe cambiare forma delle banconote ogni 10-20 anni mandando fuori corso leggi tutto

Il coraggio della competenza: la lezione di Mario Draghi

Francesco Provinciali * - 19.10.2019

In occasione del conferimento della Laurea honoris causa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il Presidente della BCE Mario Draghi ha pronunciato un discorso che non può essere certo definito ‘di circostanza’: per chi lo ha ascoltato o letto attentamente si tratta di un compendio di cultura e non solo economica, una sorta di bilancio personale e professionale dell’esperienza prestigiosa che lo ho reso protagonista indiscusso della politica monetaria della Banca Centrale europea.

E il conferimento della laurea ad honorem è un suggello di alto profilo alla statura internazionale del personaggio che in tale circostanza non ha smentito la fama che lo vuole uomo dotato di una straordinaria capacità di inquadrare il contesto, di indicare le metodologie proprie del policy maker al più alto livello decisorio, usando un linguaggio chiaro, asciutto, documentato, sintetico e uno stile sobrio e discreto.

Presentando una sorta di bilancio istituzionale del mandato, il Presidente Draghi non ha mancato di farlo dando un taglio interpretativo personale, alla luce dell’esperienza vissuta che può a ragione essere considerato come una sorta di pista aperta per chi sarà chiamato ad assolvere responsabilità pubbliche ad ogni livello in cui un decisore politico leggi tutto

Rinviato al 2020 il ritorno dell'educazione civica: il CNPI boccia il decreto Bussetti

Francesco Provinciali * - 25.09.2019

A parole praticamente avevano esultato tutti, forse eccetto chi a scuola ci lavora veramente ed ha un minimo di esperienza didattica e di insegnamento: ritornerà l’educazione civica nelle scuole, si insegnerà per 33 ore all’anno con tanto di voto in pagella, dalla scuola primaria alle superiori ma anche a partire dalle scuole dell’infanzia sono previste “iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile”: puntualizzazione fondamentale e da chiarire bene prima dell’inizio delle attività didattiche perché in questa fattispecie si tratta di bambini dai tre ai cinque anni.

Aveva esultato il Ministro uscente del MIUR Bussetti che ha tolto il tema scritto di storia alla maturità ma avrebbe affidato l’insegnamento dell’educazione civica ai docenti dell’area storico-geografica nella scuola primaria e media e a quelli dell’area economico-giuridica nelle secondarie di secondo grado (peccato che detta area non esista in tutte le scuole superiori). L’annuncio era stato trionfale: “Oggi è una giornata storica! Finalmente ritorna l’educazione civica come materia obbligatoria nelle scuole. Un traguardo necessario per le giovani generazioni perché sono i valori indicati nella Costituzione a tenere unito il nostro Paese. Il compito della scuola è di educare alla cittadinanza attiva, leggi tutto