Ultimo Aggiornamento:
17 aprile 2024
Iscriviti al nostro Feed RSS

La politica non distoglie gli occhi dal proprio ombelico

Paolo Pombeni - 17.04.2024

È quasi un coro unanime: non si capisce come mai la politica italiana di fronte ad una crisi internazionale che si aggrava non riesca a mostrare una seria volontà di farsi carico, sia pure per quel che è possibile, della situazione che incombe su di noi.

Non vogliamo parlare di imprese fantasiose e di missioni impossibili: chi pensa che il nostro Paese sia in grado di gestire delle incisive azioni specifiche tanto sul fronte russo-ucraino quanto su quello della guerra in Medio Oriente sta fantasticando a vuoto. Non abbiamo né la forza militare, né la eccezionale creatività diplomatica che sarebbero necessarie per renderci protagonisti di iniziative con un peso reale.

Il nostro governo fa quel poco che si può fare approfittando della contingenza della presidenza italiana del G7. Meloni cerca di muoversi con attenzione, non si può dire che stia facendo particolari sbagli, ma non ha gli strumenti per fare cose particolari, così come non li hanno avuti alcuni dei suoi predecessori. Oltre tutto le nostre finanze pubbliche non sono messe bene, ed azioni di peso sullo scacchiere internazionale richiedono un sistema in buona salute economica: per la semplice ragione che per i nostri avversari non sarebbe difficile profittare di alcune debolezze leggi tutto

A sinistra la politica gira a vuoto

Paolo Pombeni - 10.04.2024

Mentre il mondo appare sempre più costretto a misurarsi con un espandersi di conflitti che rischiano di portarci prima o poi nel vortice di uno scontro globale, nella nostra piccola Italia la politica resta legata alla competizione modesta di tutti contro tutti, senza che si capisca quale sia la vera materia del contendere.

Come spesso accade, ciò è più evidente fra le forze di opposizione, perché quelle di maggioranza, che pure non è che vadano proprio d’amore e d’accordo, sono tenute insieme dai vantaggi che hanno a stare al governo. La presunta esplosione del cosiddetto “campo largo”, in realtà il rapporto fra PD e M5S, tiene attualmente banco, ma, ci si consenta di dirlo, è solo un modo per sfruttare il marketing elettorale in vista dell’appuntamento delle elezioni europee.

Immaginiamo che qualche lettore si stupirà di questa analisi, considerando che la rottura si è avuta a proposito delle elezioni comunali a Bari e di quelle regionali in Piemonte, dunque in due competizioni amministrative. L’obiettivo di Conte però non è quello di rompere una alleanza, ma di sfruttare il solito argomento populista (noi con i corrotti, mai!) nel tentativo duplice di portar via un po’ di voti al PD e magari di richiamare a casa un leggi tutto

L’attesa sfiancante delle urne europee

Paolo Pombeni - 03.04.2024

Non c’è verso: la politica non si libera dall’ossessione per i risultati delle elezioni europee. Le amministrative che in buon numero le vengono affiancate non sono oggetto di considerazione particolare, a meno che non arrivino con qualche anticipo sul fatidico 9 giugno, come è nel caso delle regionali in Basilicata (ma anche in questo caso l’attenzione si è già molto smorzata).

Problemi da affrontare ce ne sarebbero: la gestione del PNRR non è che marci proprio splendidamente, dovendo scontare la debolezza dei nostri apparati burocratici, ma nessuno sembra intenzionato a varare un serio programma per la riforma della pubblica amministrazione. Il tema della finanza pubblica meriterebbe qualche attenzione, perché se è vero che qualche progresso si è fatto nella lotta all’evasione, siamo ben lontani dall’essercene fatti davvero carico.

Si va avanti col piccolo cabotaggio che punta solo a piantare bandierine. Al governo si perde tempo a varare proclami sulla presenza di ragazzi immigrati nelle nostre scuole, discettando stupidamente sulla opportunità o meno di un giorno di fermo alle lezioni per la chiusura del Ramadan (in un sistema scolastico che appena può chiude per qualunque “ponte”) o sulle percentuali accettabili di presenza di alunni non  italiani in una classe (mentre non ci sono programmi per integrare davvero leggi tutto

Una politica sempre più nervosa

Paolo Pombeni - 27.03.2024

Mentre il mondo pencola pericolosamente sull’orlo di un burrone, la politica di casa nostra si attorciglia sulle sue debolezze. Lo spettacolo a cui assistiamo non è dei più edificanti, ma, probabilmente, è lo specchio delle incertezze in cui si dibatte questa fase storica.

Ormai si dà per scontato che le elezioni europee, ma anche le concomitanti elezioni amministrative, saranno decisive per capire se il nostro sistema politico si stabilizzerà o meno e in che modi. Quella che fino a non molto tempo fa appariva come l’occasione per una sorta di sondaggio certificato sullo stato di salute dei vari partiti, senza che i suoi esiti potessero spostare molto, è possibile e probabile che sia il tornante per verificare la tenuta o meno dei molti sconvolgimenti che abbiamo vissuto nell’ultimo trentennio.

I partiti maggiori sottovalutano il ruolo che il nostro Paese dovrà giocare in Europa, basta dare un’occhiata alle diatribe sulla formazione delle liste. Tutto viene organizzato sulla base di un meccanismo acchiappa voti senza porsi il problema della delegazione da inviare al parlamento europeo: una sede in cui, se si vuole pesare almeno un poco, bisogna avere non generici “testimoni” di una presunta società civile, ma persone capaci di inserirsi in un contesto molto difficile, leggi tutto

Coalizioni, alleanze, ammucchiate

Paolo Pombeni - 20.03.2024

Quel che è accaduto nel cosiddetto campo largo riguardo alle elezioni regionali in Basilicata fa sorgere seri dubbi sulla qualità politica di chi si muove in quell’area. Le battute sulla rincorsa al candidato cosiddetto civico si sono sprecate e non c’è da meravigliarsene. Per compiacere alle furberie di Giuseppe Conte e sodali non si è tenuto conto dell’elementare verità che per vincere una sfida elettorale contro un candidato alla riconferma che è accreditato sia di aver governato senza demeriti sia di avere un buon posizionamento personale (è un ex generale della Guardia di Finanza) ci voleva un competitore all’altezza. E qui è davvero cascato l’asino.

Innanzitutto si è visto che un politico con una storia personale di un certo peso come l’ex ministro Speranza si è prontamente tirato indietro: si dice perché non voleva lasciare il palcoscenico nazionale, ma sospettiamo che più sensatamente si sia chiesto se il gioco valeva la candela comportando un doppio rischio: se perdente di ricevere un colpo alla sua immagine, se vincente di doversi occupare di rilanciare secondo aspettative spericolate una macchina piena di limiti come è una amministrazione regionale, specie al Sud.

Allora è iniziato il giochetto miserevole della ricerca dei civici. Prima un uomo espressione di un sistema assistenziale-cooperativo che si dice leggi tutto

Un paese spaccato in due

Paolo Pombeni - 13.03.2024

Per quanto sia sempre opportuno invitare a non trasformare ogni elezione amministrativa in un giudizio apocalittico, non c’è dubbio che da esse si possano e si debbano trarre insegnamenti. Ci permettiamo di dire che il primo e più importante è che siamo un paese più o meno spaccato in due: ma non fra destra-centro e i suoi avversari che non si sa più come chiamare, ma fra una metà che partecipa al voto ed una che lo diserta. Anche in Abruzzo ha votato il 52,2% degli aventi diritto, nonostante una campagna che aveva spinto alla mobilitazione e che era stata drammatizzata non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale. Non è banale: di solito quando gli elettori si sentono investiti di un ruolo di rappresentanza per il futuro del sistema nel suo complesso si sentono più motivati a partecipare, anche come orgoglio per la considerazione di cui godono fuori dei loro confini.

Questo non è accaduto e non è bene far finta di nulla. Crolla sempre più la leggenda che gli astenuti siano truppe massicce di una delle parti in causa, moltitudini che si possono ri-mobilitare vincendo la loro presunta delusione per quei partiti.È piuttosto da considerare che, a parte i vari limiti leggi tutto

Ballando sull’orlo del vulcano?

Paolo Pombeni - 06.03.2024

Non è certo una osservazione originale ricordare che in Italia si fa della polemica spicciola e miope mentre il mondo affronta una tensione quale da tempo non si vedeva: lo vanno ripetendo tutti gli osservatori più qualificati. Non sembra però che questo faccia desistere i nostri politici, ma anche una parte degli opinionisti che muovono i sentimenti delle minoranze ideologizzate dal rincorrere i soliti ritornelli che ripropongono più o meno le liturgie dei passati scontri fra destra e sinistra.

La gravità della crisi in corso ha molti aspetti e non si limita solo al divampare di due guerre pur terribili come quelle che si svolgono in Ucraina e in Palestina. Di guerre che una volta venivano definite “regionali” ne abbiamo viste molte (e altre sono in corso pur nel disinteresse del mondo), ma in quei due casi c’è qualcosa di molto diverso. Non solo la Russia di Putin ha violato la regola del rispetto dei confini internazionali avviando l’invasione di uno stato confinante e lavorando alacremente per infliggergli una enorme mole di distruzioni con uccisioni di civili inermi (di passaggio: ma per questo abbiamo visto molto poche manifestazioni …). Si vede con estrema chiarezza che il nuovo zar moscovita cerca una vittoria leggi tutto

La crisi della politica politicante

Paolo Pombeni - 28.02.2024

Analizzare il risultato elettorale della Sardegna si presta, come al solito, ad una grande varietà di letture possibili. Certo alla politica politicante interessa, a seconda delle posizioni, celebrare la vittoria, non importa con quali margini, o minimizzare la sconfitta allontanando da sé le responsabilità per il risultato. Noi non facciamo parte di quella confraternita e dunque cerchiamo di leggere i dati con un certo distacco.

La prima cosa da notare è che una metà circa degli elettori non si è recata alle urne, neppure trattandosi del voto per il governo di una regione a statuto speciale (dunque con molto da distribuire a da gestire), e neppure se si è fatto di tutto per trasformare quelle elezioni in un grande confronto para ideologico. Alla politica politicante questo interessa poco (tanto l’astensionismo non viene contato), ma per chi ha a cuore il destino della partecipazione democratica è un dato preoccupante.

Detto questo, la seconda cosa da notare è che i partiti devono stare molto attenti nello scegliere i candidati. Giorgia Meloni ha clamorosamente sbagliato nel puntare sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu che è andato male nella stessa città che amministrava (ed era cosa nota, bastava leggere le classifiche sui sindaci del Sole-24 Ore). Va bene che il leggi tutto

Qualcosa cambia nella politica italiana?

Paolo Pombeni - 21.02.2024

Sebbene valga il vecchio detto che una rondine non fa primavera, quando ne arrivano due qualche piccola speranza viene. La prima rondine è stato l’accordo Schlein-Meloni sulla mozione parlamentare per il cessate il fuoco a Gaza. Per quanto sia stato contorto, ha segnato il superamento del “non ci si parla” come vorrebbe un certo radicalismo dell’una e dell’altra parte. La seconda sarà la manifestazione unitaria in memoria di Navalny fatto morire, non si sa ancora come, nella detenzione siberiana. Interverranno partiti e sindacati, anche quelli che ci sono, ma senza esporsi (Lega e M5S mandano le terze file), comunque nessuno ha potuto tirarsi indietro.

Non ci sentiremmo di dire che è tramontata l’era del radicalismo a prescindere, perché per quello occorreranno tempi non brevi: c’è da vincere la resistenza di un bel po’ di personaggi che nell’età del radicalismo hanno fatto il nido (con vantaggi non piccoli) e non sarà facile. Però, se ci riflettiamo, qualche ragione per avere un poco di speranza possiamo trovarla.

Quella parodia del giacobinismo che abbiamo conosciuto dalla vittoria di Berlusconi in avanti, a cui ha corrisposto una fiammata neo reazionaria che ci saremmo volentieri risparmiati, è stata possibile perché si era pensato che il mondo tutto sommato leggi tutto

Una politica in apnea pre-elettorale

Paolo Pombeni - 14.02.2024

Chi commenta la politica si trova in un certo imbarazzo. A meno di buttarsi sui vari spettacolini che essa continua ad offrire (polemichette su San Remo, duelli verbali Meloni-Schlein, astruserie sul fascino della monarchia nonostante la noia dei funerali di Vittorio Emanuele a Torino), non c’è molto su cui val la pena di soffermarsi.

Anche la protesta del mondo dell’agricoltura, che pure pone un problema serio, si consuma fra lo show e la concessione di qualche bonus a caccia del voto. Eppure la questione di difendere il nostro sistema agricolo a fronte di una globalizzazione del commercio dei beni dell’agro-alimentare è una cosa seria. Da un lato c’è il tema della difficile praticabilità del porre barriere alla circolazione delle merci. Per dire la cosa più banale: come si farà a controllare che i prodotti importati rispettino gli standard di sicurezza che giustamente noi imponiamo? Facile a dirsi, ma difficile a farsi, perché sarà difficile dopo un primo momento semplicemente “presumere” che altrove quegli standard siano sconosciuti: troveranno modo di sostenere che ci sono, anche se nessuno li farà rispettare e per noi sarà impossibile verificare sul luogo.

In più non possiamo dimenticarci che anche i produttori italiani sono esportatori di prodotti leggi tutto