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20 aprile 2024
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L’Unione Europea e il mare. Sfide, flussi e progetti di cooperazione transfrontaliera nell’Euroregione Adriatico-Ionica.

Filippo Pistocchi * - 27.02.2016
Euroregione adriatico-ionica

Fin dalle origini delle civiltà, e alle loro radici, il mare continua a svolgere una determinante azione eziologica: custodisce e delinea culture, alimenta e fornisce risorse, trattiene e fa transitare popoli, con i loro sogni e le loro progettualità.

Per noi europei è sicuramente il Mediterraneo a rappresentare in modo compiuto e affascinante quello spazio geografico attorno e attraverso il quale si sono svolte storie complesse e difficili, benché familiari.

Con la sua monotona fluidità o con la sua pericolosa ondosità, con la linearità sicura e talvolta ingannevole delle coste, ora basse e limacciose, ora fallaci e frastagliate, ha obbligato gli uomini a ingegnarsi per affrontarlo, limitarlo, assecondarlo.

Il Mediterraneo ha visto nascere, crescere e morire imperi, con specifici stili di vita e particolari manifestazioni culturali, economiche e politiche. Attraverso le sue acque, e quelle dell’Adriatico, si sono altresì costruiti itinerari religiosi, segnati dalle navi cariche di pellegrini alla volta della Terra Santa.

Ora, questo palinsesto storico-culturale sembra non esistere più. Quello che fu un luogo di meticciamento, uno spazio conteso ma “libero”, restituisce di sé immagini contrastanti e frammentate: per alcuni è luogo di spensierato rilassamento balneare o un’occasione di periplo crocieristico, per molti altri, tuttavia, è miraggio di salvezza, e al contempo luogo di prova e morte. Per questo spaventa, perché sta progressivamente perdendo quell’immagine antica, più mitica che fattiva, tuttavia rasserenante.

I migranti oramai sono i protagonisti e le vittime al contempo dell’esperienza di questo mare europeo.

Anche per tali ragioni, già da alcuni decenni l’UE ha attivato piani di cooperazione fra Stati e fra Regioni, per mirare ad un’integrazione macroregionale attraverso l’emancipazione socio-economica di alcune aree e il rafforzamento strutturale dei territori coinvolti. Sono state finanziate politiche per lo sviluppo rurale e la cooperazione agricola, per la tutela degli ambienti marini e la promozione della pesca sostenibile; sono state realizzate reti infrastrutturali per avvicinare al “centro” le periferie, attraverso una più efficiente accessibilità (v. i corridoi paneuropei, fig. 1), e sono state facilitare le procedure richieste per gli spostamenti di merci e persone, in particolare attraverso programmi di scambio culturale. Sono forme di partenariato e sussidiarietà, che devono intendersi come fondamentali per realizzare la convergenza politica da parte dei paesi membri UE anche nei confronti di Paesi terzi, e che definiscono i caratteri della cosiddetta PEV (Politica Europea di Vicinato).

Con l’allargamento dello spazio comunitario verso est, da mare di confine l’Adriatico è ritornato ad essere mare centrale: al di qua e al di là delle sue sponde i Paesi hanno ripreso a dialogare e a condividere progetti di sviluppo.

Così, nel 2006 si è formata l’Euroregione Adriatica (nel 2013 è diventata Euroregione Adriatico-Ionica, fig. 2), con lo scopo di rendere possibile e coordinare i rapporti di collaborazione già esistenti, ottimizzando lo sviluppo nei settori istituzionale, economico, culturale e sociale.

Gli intenti dell’Euroregione sono chiari: instaurare e sviluppare rapporti reciproci fra gli abitanti e le istituzioni quali presupposti per una migliore conoscenza, comprensione, collaborazione; realizzare le condizioni per lo sviluppo economico nel rispetto dell'ambiente; stabilire gli interessi di sviluppo comuni, la preparazione, la definizione e l'armonizzazione di una comune strategia di sviluppo; realizzare i programmi di scambi culturali; garantire le condizioni per un efficace scambio d'esperienze e loro applicazione ai programmi dell'Unione Europea. La complessità degli intenti fa sì che il lavoro dell’Euroregione e delle agenzie che vi collaborano (un vero e proprio work in progress) sia costantemente monitorato.

Con questo spirito, si è da poco tenuto a Termoli (19 febbraio 2016) il Workshop Incoraggiare e sviluppare progetti comuni: i programmi europei e le opportunità per le università dell’Adriatico, nell’ambito del progetto di Cooperazione Territoriale AdriGov (Programma Trasfrontaliero IPA). In quell’occasione, docenti di università italiane e albanesi, insieme a tecnici di settori specifici (infrastrutture e tecnologie, biologia marina), hanno dialogato nell’intento di costruire azioni di partenariato, riconoscendo l’importanza di accedere a finanziamenti europei (v. Horizon 2020) e di individuare gli assi di sviluppo su cui rivolgere le proprie strategie. In particolare, si è parlato di crescita blu (tutela e sostenibilità dell’ecosistema marino), di trasporti ed energia, di ambiente, patrimonio culturale e sviluppo sostenibile e di sicurezza e resilienza.

Che possa, questo mare europeo, ritornare ad essere risorsa e non rischio, cooperazione e non fallimento geopolitico?

 

 

 

 

*Filippo Pistocchi è docente di Geografia Politica ed Economica presso l’Università di Bologna

 

Fig. 1 – Corridoi paneuropei

 

 

Fig. 2 – Euroregione Adriatico-Ionica