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20 aprile 2024
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Argomenti

Europee, il nodo dell'affluenza

Luca Tentoni - 04.05.2019

In Spagna, uno dei fattori decisivi per il successo del partito socialista è stato l'alta affluenza: del resto, la presenza di un nuovo soggetto politico di estrema destra (Vox) può aver provocato un effetto di "contromobilitazione" (e di concentrazione dei consensi sul partito di maggior attrazione, quello del primo ministro uscente, convogliando sul Psoe - a sinistra - il voto di chi aveva in passato fatto altre scelte, fra le quali quella di astenersi). Non c'è solo il caso spagnolo, però, a mostrarci che l'entità della partecipazione dipende anche dalla posta in gioco: lo si è visto in occasione del referendum costituzionale del 2016, ma anche in alcune elezioni regionali (in positivo - aumentando l'affluenza - come in negativo). Il problema che ci si pone in vista del voto del 26 maggio è dunque relativo alla partecipazione, perché non tutti gli elettori e non tutti gli elettorati si mobilitano con la stessa intensità in un determinato periodo storico. Una forte contrapposizione come quella del 1976 fra Dc e Pci potrebbe far tornare alle urne elettori disillusi o semplicemente distratti, ma il quadro che ci si presenta oggi è complesso e confuso. La volontà da parte del governo di accorpare le amministrative (si voterà anche per la regione Piemonte, peraltro) il 26 maggio, è leggi tutto

I 70 anni della Nato: dall'ordine geopolitico all'ordine geoeconomico

Francesco Provinciali * - 27.04.2019

Un profondo conoscitore del mondo americano come Federico Rampini si è spinto a scrivere su Repubblica che il 70° anniversario di compleanno della NATO assomiglia più ad un funerale che ad un evento celebrativo dai toni rassicuranti.  Questa acuta sottolineatura di un attento lettore delle dinamiche internazionali della politica fa il paio con un articolo comparso nei giorni scorsi sul Financial Times nel quale un docente dell’Università di Cambridge evidenzia come, dall’osservatorio europeo, l’Alleanza Atlantica indugi a superare una visione geopolitica dell’ordine mondiale ancorata al XX secolo.

Ciò avviene mentre Russia e Cina stanno dispiegando una strategia geoeconomica nel XXI secolo alla quale quella geopolitica è di fatto subordinata.

Washington è consapevole che la sua egemonia sulla gestione della globalizzazione non è più duratura.

La transizione dal multilateralismo al bilateralismo è netta con un chiaro costo per i paesi più deboli politicamente ed economicamente.

La creazione di prodotti sotto forma di servizi tecnologici tipica di Giappone e Corea del sud, alleati americani, contribuisce a spostare gli asset strategici dell’economia globale verso l’Asia.

Ciò comporta da parte della Casa Bianca un riconoscimento della Cina quale potenza in grado di determinare nuove primazie e tassonomie in evoluzione nel nuovo ordine mondiale.

Ma implica altresì per i partner europei leggi tutto

Lo strano fascino dell’autoritarismo

Fulvio Cammarano * - 03.04.2019

L’accordo commerciale con la Cina ha sollevato molte perplessità dal punto di vista del rischio di penetrazione del modello cinese nel cuore dell’Occidente. Al di là delle rassicurazioni fornite dal Presidente del Consiglio e delle ricadute economiche e politiche degli accordi, quello che andrebbe sottolineato è la scarsa attenzione dell’opinione pubblica ai temi dei valori etici che tale presenza potrebbe sollevare.  Si tratta di una questione complessa che non riguarda solo il nostro Paese e che potremmo definire “il senso di inferiorità delle democrazie liberali nei confronti dei sistemi autoritari”. Cosa significa? Semplicemente che esiste una lunga e mai interrotta storia di fascinazione delle democrazie liberali nei confronti dei Paesi ricchi e potenti governati da sistemi politici variamente autoritari. Le democrazie liberali, come è noto, sono caratterizzate dalla centralità del Parlamento, dell’opinione pubblica, dei sistemi di checks and balances dei poteri, a cominciare dal pluralismo dell’informazione. Si tratta di meccanismi nati per garantire il controllo del potere e dunque destinati a forgiare forme di elaborazione delle decisioni politiche decisamente più articolate e complesse e di conseguenza, inevitabilmente, meno rapide. Non è un caso, d’altronde, che, dall’esordio dei sistemi liberali ottocenteschi a oggi, il ruolo dell’esecutivo leggi tutto

Un occhio a Strasburgo … e uno a Parigi

Michele Marchi - 30.03.2019

Sono numerose le ragioni che rendono il voto del maggio prossimo per il Parlamento europeo uno spartiacque decisivo per il futuro del processo di integrazione europea, a quaranta anni dal primo voto diretto.  Se i sondaggi dovessero essere confermati non sarebbe solo l’avanzata dei cosiddetti sovranisti la vera notizia, quanto la fine del controllo dell’emiciclo europeo da parte del duopolio popolari/socialisti, con l’aggiunta più o meno decisiva dei liberali. In un quadro generale incerto, il voto francese sarà, insieme a quello italiano e tedesco (ma anche ungherese e polacco), tra quelli da osservare con attenzione. Macron si è speso per una rinnovata centralità transalpina nel contesto europeo. Complice anche la presenza dell’ex FN di Marine Le Pen, oggi ribattezzato Rassemblement National (primo partito di Francia alle europee del 2014), è stato l’inquilino dell’Eliseo ad accreditare l’immagine del voto come una sorta di “referendum” nel quale scegliere “più Europa” o “meno Europa”. Guardato attraverso “lenti francesi”, il voto sarà un referendum prima di tutto su Macron, un test per verificare se dopo i mesi del “Giove” all’Eliseo e quelli della discesa agli inferi nel gradimento popolare, culminati nella fase più acuta della crisi dei gilets jaunes, la sua risalita sia reale. Ma il voto leggi tutto

Banche tedesche vittime dell’eccesso di risparmio

Gianpaolo Rossini - 23.03.2019

Il lettore si chiede come possano essere in difficoltà le maggiori banche della Germania paese con l’economia più forte d’Europa, con un deficit pubblico ormai pari a zero, un surplus con l’estero vertiginoso e un tasso di disoccupazione invidiato da tutti. La ragione profonda di tutto questo ha un’origine apparentemente semplice ma non sempre compresa: l’eccesso di risparmio. Un male che affligge l’intero paese ovvero entrambi le sue due componenti: il settore pubblico e quello privato. Quest’ultimo ahimè spende molto meno di ciò che guadagna. Le famiglie e le imprese spendono poco. A spiegarlo ci sono anche fenomeni abbastanza “nuovi” per gli analisti economici che riguardano le persone anziane in pensione e che lavorano le quali risparmiano molto di più rispetto alle corrispondenti generazioni passate. Il tradizionale investimento immobiliare abitativo soffre poi la diminuzione di popolazione autoctona, la sola che ha capacità di spesa a fronte però di un numero di figli inferiore rispetto al passato. Mentre gli immigrati che avrebbero più figli non hanno le disponibilità per acquistare immobili. Di conseguenza il settore immobiliare non assorbe più una quota di risparmio cospicua. E dunque l’eccesso di risparmio si canalizza verso le banche, leggi tutto

L'ennesimo voto "italiano" per l'Europa

Luca Tentoni - 16.03.2019

A settanta giorni dalle elezioni europee la dialettica fra le forze di governo (in particolare) e fra maggioranza e opposizione sembrano del tutto conformi al clima usuale delle battaglie per gli appuntamenti politici nazionali. In realtà, l'idea di una "campagna elettorale permanente" non è nuova, perché siamo "mobilitati" da almeno otto anni: dalle amministrative (con referendum) del 2011-'12 alle primarie 2012 del centrosinistra, dalle politiche 2013 alle nuove primarie Pd fino alle europee 2014, per proseguire con le regionali del 2015, le amministrative e il referendum costituzionale del 2016, per giungere agli appuntamenti elettorali locali del 2017 e alle politiche del 2018 (seguite da numerose elezioni regionali a cadenza quasi bimestrale: la prossima è fissata per il 24 marzo in Basilicata) si arriva al voto del 26 maggio 2019 per il rinnovo degli europarlamentari europei e per le regionali piemontesi (senza contare che subito dopo avremo anche le amministrative nei comuni). Votazioni spesso parziali, relative a parti del territorio nazionale o consultazioni "di secondo ordine" (cioè, per semplificare molto, non considerate dagli elettori e dai partiti decisive e mobilitanti come le politiche) sembrano susseguirsi in un calendario che conosce poche soste; frattanto, ogni settimana più istituti demoscopici rilevano le intenzioni di voto degli italiani. In pratica, i voti virtuali (i sondaggi) fotografano situazioni leggi tutto

Tra color che son sospesi …

Paolo Pombeni - 20.02.2019

È tutta una politica sospesa quella italiana. Così sono i partiti: la Lega che aspetta di vedere come Salvini se la caverà col caso Diciotti e colle elezioni sarde; i Cinque Stelle che si leccano le ferite dopo lo smacco abruzzese e aspettano anch’essi le urne della Sardegna; il PD che non riesce ad uscire dalle schermaglie fra i candidati alla segreteria mentre Renzi torna a spargere veleni con la scusa di un libro. Poi ci si aggiungono le decisioni politiche che non si riescono a prendere: su tutte campeggiano la questione delle nuove autonomie regionali e quella sempiterna della TAV. Ci si aggiungano i pasticcetti delle nomine, da una posizione nel direttivo della Banca d’Italia a quelle al vertice dell’INPS.

La situazione in teoria dovrebbe implodere, ma in pratica questo non avviene, perché non c’è alternativa parlamentare disponibile per un governo diverso da quello in carica. È vero che qualcosina di nuovo sembrerebbe arrivare perché Zingaretti, candidato alla segreteria PD, ha detto per la prima volta che se il governo dovesse cadere non sarà un dramma andare ad elezioni anticipate. Probabilmente si pensa ormai che nello stallo attuale, per non dire nella palude attuale, non ci sia più da temere quel leggi tutto

La scuola in Europa, dal tablet al libro di Stato

Francesco Provinciali * - 06.02.2019

Mentre la Finlandia prosegue la sperimentazione avviata nel 2016 che prevede l’abolizione del corsivo nell’apprendimento della letto-scrittura per sostituirlo, insieme al libro cartaceo, con l’uso del tablet fin dal primo anno della scuola dell’obbligo, in Ungheria il Governo decide che i libri in dotazione alle classi del sistema scolastico nazionale saranno pubblicati esclusivamente dal Centro Statale per lo sviluppo dell’istruzione (OFI).

Come riferito da Il sole 24 ORE, la riforma voluta dal premier Vicktor Orban mette al bando i testi scolastici pubblicati da case editrici private e ciò al fine di garantire allo Stato il controllo e il monopolio della formazione didattica.

Sono due modi opposti di considerare non solo le metodologie didattiche dell’insegnamento-apprendimento, quanto i contenuti e le finalità educative del sistema formativo, da parte di due Paesi che pure fanno parte della Comunità europea.

Da un lato l’introduzione del tablet in sostituzione di libri e quaderni rappresenta una scelta che si stacca nettamente dai programmi scolastici tradizionali al punto di aver sollevato critiche e perplessità, sia in ordine all’abolizione del corsivo sia a motivo dell’estensione pervasiva di un apprendimento basato su dotazioni tecnologiche che implicitamente leggi tutto

La Cina riduce l’avanzo commerciale con gli Usa. Occasione per l’Europa

Gianpaolo Rossini - 26.01.2019

Un accordo tra Usa e Cina su riduzione dazi e accesso al mercato cinese di beni e capitali sembra vicino.  Gli Usa puntano ad un annullamento dell’avanzo commerciale (differenza tra valore di export ed import) dell’ex impero celeste. Anche se si procede su base bilaterale la richiesta degli Stati Uniti segue un principio di reciprocità che è uno dei pilastri dell’azione del WTO, istituzione multilaterale che disciplina il commercio internazionale. Gli squilibri commerciali intraeuropei da oltre due decenni sono invece coperti da una cortina di silenzio, complice il dettato di Maastricht che li ignora. La trattativa tra Cina e amministrazione Trump nonché le dichiarazioni di Juncker sulle dosi di austerità da cavallo imposte alla Grecia dal 2010 sono però un’occasione per ripensare aspetti problematici dell’area euro, anche per non lasciare l’iniziativa a forze destabilizzanti. Ma quali sono i punti da rivedere?

 Il primo tocca proprio i conti con l’estero. Quando l’euro nasce nel 1999 gli squilibri con l’estero sono ritenuti irrilevanti. Moneta unica e mobilità dei capitali consentono di metabolizzare bilance dei pagamenti sofferenti. Effetti su tassi d’interesse, liquidità nei paesi in posizione deficitaria, stabilità finanziaria non preoccupano. Una convinzione questa che è diffusa anche oltre atlantico, leggi tutto

Cosa resta della “stella” Macron?

Michele Marchi - 12.01.2019

Tornerà a splendere la “stella” Macron? O la sua carriera politica è destinata ad essere archiviata al termine del primo mandato presidenziale? Difficile dirlo e complicato fare previsioni in una congiuntura di crisi politica strutturale come quella che sta vivendo l’Europa. Un elemento è certo: sembra trascorsa una generazione dal soleggiato maggio del 2017 quando il più giovane presidente della V Repubblica risaliva in posa marziale, ritto in piedi su un veicolo militare, i Champs-Elysées, diretto all’Arc de Triomphe al momento del suo insediamento. E se possibile la distanza temporale aumenta ancor più se si accosta questa immagine di una leadership salda e volitiva alle devastazioni dei gilets jaunes, giunti addirittura a danneggiare proprio l’Arc e a sfondare il portone di un ministero. Come è potuto accadere tutto ciò e in così breve tempo? Può forse essere utile ritornare su alcune istantanee dell’ultimo anno di presidenza Macron.

I primi sette mesi all’Eliseo sono stati quelli dell’attivismo e delle riforme a tambur battente (su tutte quella del codice del lavoro), del ritorno della Francia in Europa e nel mondo. Macron era quello promesso in campagna elettorale: attraverso un riformismo accelerato, Parigi sarebbe tornata al tavolo dei grandi e si sarebbe rinsaldato e riequilibrato l’asse leggi tutto